La stati, l'estasi - Visita a Burri - Le carte lacerate
di Leonardo Sinisgalli
in La Tartaruga
nn.5-6, (mar 1989)
LA STASI, L'ESTASI
Di fronte a un’architettura grigia e rosa
la nostra mente riposa.
Valle Giulia, Monte Cavallo, il Ghetto:
torno tra queste pietre a scaldarmi
il petto.
Oh i facili numeri, la buona regola,
la calma d’una retta
cresciuta come l’acqua dal basso in alto!
La colonna che si rastrema
per dar movimento all’aria
che la circonda, il filo a piombo
che dà un segno alla luce.
L’occhio ha bisogno di una dieta.
Deve seguire il moto
d’una goccia contro i vetri
e il fremito d’un bruco
o di un filo di paglia,
deve riposare ogni tanto
davanti a un’immobile muraglia
senza un buco.
VISITA A BURRI
Nello stanzone semisepolto della Salaria Burri ci aspetta coi suoi vivi occhi di gatto, in maglietta. Vive come un barbone, un mentecatto nascosto dalle ortiche. Sugli spigoli dei muri spara contro due lastre di piombo a contatto o squarcia il fondo di una bottiglia. Appese alle pareti lacere bandiere, vedove gramaglie, fetide culottes, nastrini di medaglie. Ha un bidone di bitume nella stanza, sacchi di gesso, aghi, aghicelle, pennellesse. Soldato di una guerra perduta non fischia, non canta. Cuce, brucia.
Da L'Età della luna 1956-1962 - Mondadori, Milano, 1962
LE CARTE LACERATE
Burri con spugne e le cuciture chirurgiche, Fontana coi buchi. Nando coi chiodi e Rotella con la carta straccia: che cosa vogliono da noi questi matti?
Non credo che essi si divertirebbero molto a giocare coi dadi truccati, a stravincere sempre sul nostro buon senso. La poetica dell'informe, delle macchie sul muro, dei cavalli, del vaso rotto accoglie ogni giorno proseliti. Si può dire che l'accidente, l'eccezione, ogni giorno vengono a inquinare la quiete, la monotonia dell'evento, del prevedibile, del conforme. Eppure ci sono poche cose che danno al nostro spirito il riposo necessario, poche corde molli. Ed ecco il beneficio dell'errore, il piacere del conto che non torna, il sollievo di un'operazione sbagliata.
Il disgusto della perfezione e la nausea della purezza sono fondamentali per il benessere della nostra anima, sono necessari alla fisiologia del nostro pensiero. Perchè pubblicchiamo questi lacerti? Perchè nella nostra rivista possono valere come correttivo alla lima, alla sagoma, al volume geometrico. Un'imperfezione, lo scoprirono i Greci, può rendere più miracoloso il volto di Venere. E io ponso che l'abitudine a una strumentazione troppo delicata può perfino indebolire il gusto dell'esattezza. Del resto la natura fabbrica i mostri per riposarsi e noi siamo quasi certi che nel pomo dell'Eden c'era un verme che Eva ingoiò distratta. Le carte di Rotella propongono oltretutto un passatempo. Ognuno può farle più belle. Sono immagini che si consumano a vista d'occhio, che non vogliono ingombrare la nostra memoria. Una partita giocata tra le tante non deve essere necessariamente una bella partita o una partita vinta.
L'Autore di queste carte, oltre che come pittore, è noto per il suo manifesto del linguaggio epistaltico. Quel manifesto invitava i poeti a parlare come le macchine, come gli infissi, come i rubinetti, come i pneumatici. Poemi epistaltici furono trasmessi dalla Rai.
In «Civiltà delle Macchine», settembre - ottobre 1955
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