Lettera per Friburgo Svizzera (o per Domodossola)
di Leonardo Sinisgalli
in Il costume politico e letterario
29 settembre 1945
Carissimo Gianfranco, ho wui il tuo saggio di un commento alle correzioni del Petrarca volgare. Mi pare che il tuo metodo possa ricondursi a questo schema: date le successive posizioni di equilibrio che le parole hanno assunto rispetto alla forma, al suono e al senso di alcune fasi progressive della composizione poetica, ricercare le forze generatrici colontarie e automatiche (queste ultime dedotte con un'analisi statistica di situazioni analoghe), le «direzioni dell'energia poetica», dalla successione di varianti, di tangenti, reperobili nel testo. Il tuo sarebbe un procedimento di analisi per invilippo anzichè per punti, newtoniano piuttosto che leibntziano. Non ti dico quanto la tua ricerca mi abbia appassionato e come io abbia accolto la messe, non indifferente, di principi compositivi che tu ne deduci. Può darsi che quella lontana lettera che io ti scrissi il 6 novembre 1941 sia servita pure a qualcosa, a maturarti una coscienza vettoriale più che numerica della poesia e a spingerti alla ricerca di forze più che di forme. Oggi ancora la fisica batte in breccia la geometria, l'istinto vince la retorica. Ma volevo confidare a te, che ritrovo dopo qualche anno più curioso che mai, una piccola aggiunta ai risultati di allora e che viene a mettersi misteriosamente (si capisce, per sintonia!) al passo con le tue recenti applicazioni. Voglio parlarti oggi del gradiente espressivo, cederti uno strumento di analisi efficacissimo per lo studio del vis che alimenta un poema. Se la formula a+ib ci chiariva la natura delle sostanze che nutrono il poeta e ci dava la possibilità di separare cosa e immagine (risultando il verso nè più nè meno che una catena di parole orientate), il gradiente espressivo regola la poesia nel suo farsi, nel suo crescere, definisce la condizione di lavoro, come la temperatura nei corpi, la pressione nell'atmosfera, l'altezza e l'agitazione di un liquido in un canale o di un gas in un vaso. E' proprio il gradiente espressivo che dà le variazioni di energia poetica. E quali fattori determinano il flusso di queste variazioni? L'attenzione (la tensione), la memoria e la particolare aggressività del linguaggio poetico, le sue qualità adesive (la sua capillarità), la forza di coesione delle sue monadi. Nella'ltra lettera io presi come punto di avvio la infinita serie di manipolazioni che avevano portato a chiudere in formule le attitudini irreducibili, sfuggenti, dell'acqua. Oggi voglio fermare la tua curiosità sulla virtù di una goccia d'olio. Una goccia d'olio possiede un istinto di difesa che l'acqua non ha; la goccia d'olio tende a chiudersi, si rifiuta di farsi schiacciare: la goccia d'olio cerca riposo in fondo all'imbuto, rotola dovunque trova l possibilità di una china, di un precipizio, di un orifizio, anche il più sottile buco del mondo. E' facile costringere l'olio a passare per la cruna del più invisibile ago dell'universo. Ora mi pare che la parola poetica abbia proprio di questi orrori e di questi abbandoni, e il poeta stesso abbia di queste inclinazioni e di queste inibizioni. Il tuo studio sul Petrarca ci offre molti esempi del genere. E le pile di vocaboli che Piero Bigongiari nella sua "Tesi leopardiana", ha predispoto per la intima conoscenza di quello strano mostro poetico che è l'Inno ai Patriarchi, possono servirci a sperimentare queste ipotesi. Ma a te non bastano tali considerazioni entropiche. Tu hai capito meglio di ogni altro che la poesia ha una sua misteriosa finalità, che nell'azione del poeta, per la nascita e lo sviluppo della poesia, entrano in giuoco delle cariche di energia incommensurabile, che vivono magari per attimi infinitesimi e si consumano in un soffio. Tuttavia non sono i fenomeni del mondo fisico che possono offrirci qualche analogia di questi transiti, ma proprio alcuni fenomeni biologici, cosmici e nucleari. Questa nuova fenomenologia si può dire che è stata scoperta soltanto ieri, e io sono felice di dartene l'annuncio per primo con sommo gaudio. Il prof. Luigi Fantappiè del Seminario di matematica dell'Università di Roma ha trovato le caratteristiche di questi nuovi strabilianti eventi. Pensa che dal colore della fiamma è riuscito a dedurre il colore verde delle foglie, pensa che girando all'indietro il film della consunzione di un cannocchiale ha potuto descrivere la formazione dell'occhio; e quanti altri enigmi vitali ha reso solubili! Ora che tu sei passato a considerare la natura sintropica della poesia, potrai trovare molti lumi nell'opera di questo mio antico maestro. Io mi sono spesso domandato quale può essere il fine della poesia. E mentre mi riusciva impossibile stabilire la causa della poesia (ora so che la causa non c'è), capii che alle parole era commesso semplicemente l'obbligo di conservare nel tempo la memoria del poeta. Ma lo studio dei fenomeni sintropici avviato da Fantappiè ti potrà dare molti altri lumi. Questi fenomeni che risultano «non provocabili, non influenzabili, tendenti alla concentrazone e alla reciproca differenziazione», sono stati immaginati producendone la negativa o girando alla rovescia il film del fenomeno entropico gemello. Curioso ruolo delle lastre e delle pellicole sensibili! Sensazionale missione della reversibilità! Quando qualche anno addietro io mi rompevo la testa a scrivere di maccine e di meccanismi, di sogni e di fotografie, di segni e di parole rovesciate (qualcosa di questa fatica è rimasta in un libretto di prossima pubblicazione: Horror vacui), non immaginavo minimamente di vivere già nell'aria della nuova cosmogonia.
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