L'ingegnere e il matematico

P.e.n. Club Italia onlus, A.XII, n.43 (apr-giu 2021)
di Giuseppe Lupo

 

Se si escludono Carlo Emilio Gadda (1893-1973) e Leonardo Sinisgalli (1908 1981) - entrambi ingegneri elettronici - non sono numerose le figure di scrittori e poeti che nel ‘900 possano vantare una formazione al di fuori della tradizione umanistica. Il primo, laureatosi al Politecnico di Milano nel 1920, è l'esempio di chi vive una profonda dicotomia tra vocazione letteraria e formazione scientifica (fra il ‘24 e il ‘26, superati tutti gli esami in Filosofia, non finì mai la tesi e rinunciò alla seconda laurea). Non sarebbe azzardato affermare che per tutta la vita egli ha obbedito a un sentimento di fuga dalle scienze esatte. L'opera più eloquente in questo senso, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957) - da cui Pietro Germi trasse il film Un maledetto imbroglio (1959) - è da considerarsi il manifesto del disordine. Il libro racconta di un delitto avvenuto nella Roma degli anni Trenta e di un commissario d'origine molisana, Ciccio Ingravallo, che si esprime con un lessico al limite del ridicolo: una mescolanza di diverse parlate gergali (romanesco, molisano, napoletano). Trovare il colpevole, per la mentalità del personaggio, equivale a vincere la propria, personale battaglia sul caos. Non riuscendo a risolvere il caso, il commissario abbandona le indagini. Col suo gesto dichiara la propria resa non solo in termini giudiziari, ma come sconfitta del metodo cartesiano. Il romanzo è la dimostrazione matematica del pensiero di Gadda, il punto limite del processo che induce lo scrittore a dubitare della razionalità. In forma capovolta, è il vertice di un atteggiamento di arrendevolezza all'idea di dominio della ragione. Non a caso Italo Calvino, in un saggio uscito nel 1962, sulla rivista Il Menabò (da lui diretta con Elio Vittorini), indicherà in Gadda (insieme con Jorge Louis Borges e Alain Robbe Grillet) lo scrittore che con la sua opera sancisce la resa alla complessità dell'esistenza e, sul piano della lingua, l'inventore di un garbuglio verbale, una commistione di gerghi (Gianfranco Contini fu il primo a parlare di un plastiche linguistico), perfettamente coerente con le informazioni confuse, contro cui il commissario Ingravallo deve combattere. Al lettore rimane la sensazione di una visione resa dall’icona dello gnommero: termine proveniente dal dialetto napoletano che traduce la nozione di groviglio, garbuglio, gomitolo, matassa. Di tutt’altro segno risulta l’atteggiamento di Leonardo Sinisgalli. Il suo rapporto con il mondo scientifico non si incrinerà mai, nonostante egli abbia dichiarato di aver smarrito la propria vocazione matematica negli anni universitari, mentre si trovava a Roma, durante una visita in una casa di piacere di via Baccina. Sebbene egli abbia voluto convincere il lettore sulla veridicità di tale fenomeno, la biografia parla di un legame con le scienze esatte mai del tutto sparito. Ci sono testimonianze che attestano l'esistenza di un Sinisgalli che, diversamente dal rifiuto operato da Gadda, ha cercato l'inclusività, il dialogo, il completamento, tanto che oggi non potremmo più disgiungere il poeta dal matematico. Il rapporto con l'industria è il banco di prova di questo argomento perché Sinisgalli ha osservato nel progresso tecnologico, di cui l'industria è espressione, la realizzazione del sapere scientifico. Le macchine per lui sono incarnazione di un pensiero matematico e nello stesso tempo un potenziale segno di continuità fra l'astrazione dei calcoli e la concretezza degli oggetti prodotti. Sarebbero numerosi gli indizi di questa fedeltà, a cominciare dai libri più strettamente legati a questi interessi – da Furor mathematicus (1950) a Calcoli e fandonie (1970) - fino a considerare nel suo insieme l'attività complessiva del poeta ingegnere e dell'ideatore di riviste aziendali, come Pirelli (1948), Civiltà delle macchine (1953), La botte e il violino (1961), Il quadrifoglio (1967). E non ultima, la sua passione per l'arte che lo porterà alla fondazione a Roma della Galleria Il millennio, in cui esporrà pastelli ed acquerelli e dove, durante la seconda personale, si accascerà per terra.

01 Aprile 2021