Lettera su manifesti murali e sull'estetica delle città
di Leonardo Sinisgalli
in Panorama
A.I, vol.I, fasc.I (27 aprile 1939)
Caro Direttore,
tu sai che in molte città, purtroppo, più che le rondini, sono i manifesti a far primavera, e noi l'abbiamo aspettata quest'anno con una certa apprensione. Ti srivo da Milano, dove mai come quest'inverno si son viste attaccate ai muri immagini e allegorie così insignificanti contro la lotta agli scarafaggi, a favore di una certa qualità di trippa o di una farina lattea per i bambini. Senza tirare in ballo la fantasia di Cappiello e gli angoli di certe città legate ormai nella nostra memoria al ricordo del can barbone con la boccetta di cognac tra i denti o dell'arlecchino ravvolto nella buccia d'arancia o all'angelo del termògeno che sprizzava finame dalla bocca, è certo che, in Italia, ci sono artisti capaci, e per gusto e per invenzionbe, tipografi progrediti, che delle nostre strade potrebbero fare qualcosa più edificante di un girone del purgatorio. Colori da far venire l'itterizia, servono a raccomandare, caro direttore, i digestivi, i diuretici, gli aperitivi o qualsiasi altra bevanda.
Dunque io vorrei che un comitato superiore vigilasse la pubblicazione di questi cartelli non fosse altro che per proteggere il pubblico buonumore e salvaguardare le nostre belle città da certe imbrattature (perchè non posso dire altro).
Ma chi ci dà garanzie del gusto dei giudici? Ahi! il serpente si mangia la coda ed il mio ragionamento rischia di diventare inutile, forse pericoloso. Ad ogni modo questa lettera vorrebbe essere un avvertimento più che una protesta.
Ma la pubblicità dei materassi P....... ci dà l'idea esatta di quanto il mondo sia preoccupato di non dormire, Le due sorelle Materassi come hanno chiamato le due immagini di donna, la ridente (ha dormito bene) e la triate (ha dormito male), ci aspettano come un presagio sconcertante e ambiguo sulle staccionate dei fabbricati in costruzione, certe notti che le chiacchiere e le sigarette ci hanno infiammato la testa e il sonno ci sfugge come fumo dalle mani.
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