L'amaro tè di Mr. Eliot
di Leonardo Sinisgalli
in Paese Sera
9/10 dicembre 1961
I
Voi dite, signor Eliot:
la Poesia da vecchi
è un vizio, è una malattia
far poesia dopo i vent'anni.
Uscire dalle macerie
è facile a una donnola,
è facile ai colombi
abbandonare la torre,
ma dalla strage il Poeta
non può uscire indenne,
ci deve lasciare le penne.
Dite proprio così, dite questo, signore?
II
Voi dite, signor Eliot:
un Poeta non deve
somigliare a un asceta,
neppure a un dandy o a un indovino,
chi lo vuole assassino, chi lo vuole profeta.
Capro, agnello, tacchino
è vittima innocente.
Deve perire nel cacio come un verme
o come i pesci nel Gulf Stream.
Dite proprio così, dite questo, signore?
VIII
Voi dite, signor Eliot:
scrivere è partire,
nascondersi a chi bussa, svegliare
Imero, il cane che russa.
Non è affatto spiacevole,
non è sempre onorevole...
Forse è destino morire da ragazzi
senza gloria, scrivere i versi più belli
guardando una finestra su un muro
chiaro o oscuro nei mattini
di pianto, nei mattini di festa
comporre righe scucite, sconnesse,
conun gran mal di testa.
Dite proprio così, dite questo, signore?
IV
Voi dite, signor Eliot:
nell'uovo o nella perla
la Poesia bisogna trovarla e riconoscerla,
spremerla dalle sfere, dal plasma, dal latte,
spezzare i duri traingoli,
bruciare le travi, le carte,
per un labile giuoco,
per un effimero fuoco.
Dite proprio così, dite questo, signore?
V
Voi dite, signor Eliot:
il salice non teme il fulmine,
scivola sul muschio l'uragano,
e una piccola cosa, una piantina
di cicoria, sfugge alla falce,
al sacco, all'erbario.
Un difetto di esperienza,
un ammanco di memeoria:
e sia bimba la Scienza,
sia vecchia la Storia.
Dite proprio così, dite questo, signore?
Carico d'anni, di acciacchi,
fradici i denti, il teschio
glabro, i ginocchi fiacchi -
che odore di gatto di nebbia di tabacco! -
Signor Eliot ancora
alimentate una speme,
pensate a noi come a mentecatti
o alla canna che geme?
Non scriverai per gioia,
scriverai per la noia.
Farai finta di vivere, rifiuterai
gli illusi, i retori, gli amici soddisfatti,
amerai le linee storte,
i pensieri confusi.
Ma càvati gli occhi, sputa
la lingua se sul carro di trionfo
passa Cesare bolso o il Fariseo,
la Spia, il Boia
in guanti neri.
Grazie del tè, signore, e della simpatia.
Londra, 8 dicembre 1961
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