I bei relitti di colla
di Leonardo Sinisgalli
in Notiziario Arte Contemporanea
n.8 del 1° febbraio 1969
... Ettore Colla ha avuto familiarità con scultori come Laurens, Brancusi, Despiau, Martini, De Fiori, ha fatto il suo tirocinio negli atéliers di mezza Europa. Ma, già adulto, proprio all'età del climaterio, verso la fine del '52 ebbe, come dice Novalis, la sua seconda nascita. Il miracolo dello sterpo di legno che, improvvisamente, dalla sera alla mattina, mette una foglia verde, lo scultore Colla lo ha sofferto e goduto
nelle sue ossa. E dev'essere avvenuto dietro l'intervento di un patrono invisibile, Duchamp, perchè a Duchamp rassomigliava il cieco che la sera di Santa Lucia gli porse una chiave arrugginita invece dell'elemosina. Naturalmente Colla respinge la mediazione Dada e l'intervento taumaturgico del Grande Stolto, che Breton definisce "il genio del secolo".
I suoi ferri Colla non li trova a caso, cosi come non per caso, dice Pascal, ritroviamo il nostro Dio. Mi piace di più quando intitola, come fa oggi, i suoi marchingegni Ferro l, Ferro 2, Ferro 3, ecc., piuttosto
che, romanticamente, Fiori nella notte (la spalliera del letto), Eros (la leva per Sbullonare), Dioscuri (tre balestre su un leggio). Dico subito che il suo giuoco potrebbe somigliare al "cadavre exquis" surrealista
- la frase composta di parole a vanvera - e potrebbe essere un'applicazione del collage meno spiritosa di quella dadaista.
Ma Colla non si contenta di una larva: egli mira all'insetto e perfetto. Lo spazio tra arbitrio e calcolo lo attraversa senza equivoci, Il suo frammento è un tutt'uno, non risulta da una semplice addizione. Non è
la capra di Picasso o il manichino di Bracelli, non è Bosch o Arcimboldi; niente promisquità, niente innesti: dal germe del dell'idea deve nascere Apollo, non un mostro. Una vaga sensazione di "bello, troppo bello" la danno queste griglie, questi fregi, queste sigle, questi marchi, questi svolazzi, queste croci.
C'è una sollennirà di simboli tribali sotto questi scarni trofei fabbricati con relitti dell'era paleotecnica. Ma c'è che una sforzatura estetistica, una goduria, e tutto sommato un'indifferenza alla povera storia delle stupide macchine...
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