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Quale sarà il capolavoro del XX secolo?

di Leonardo Sinisgalli
in L'approdo letterario
A.XVII, nn. 55-56 (ed. Rai, 1971)

 

1. Erodoto ci ha raccontato come furono costruite le Piramidi, «cominciando dai quattro angoli», dunque con quattro squadre che arrivano insieme a toccare il vertice immateriale. Il fantasma dell'Opera stava nell'aria, trasparente, poi via via prese forma in un corpo opaco. Questo procedimento non deve sembrare ovvio, non è ovvio partire dai due capi di un tunnel per incontrarsi a mezza strada.

2. Plinio e Vitruvio hanno descritto i pochi strumenti (tre) necessari ai romani per fissare i tracciati degli acquedotti e i culmini delle vòlte.

3. Notizie vaghe ci sono pervenute sulla Grande Muraglia che i cinesi dicono «disegnata dalle stelle».

4. Gli egiziani non rispettarono nessuna gererchia formale: i conci di pietra in vista non sono più belli di quelli nascosti nell'Opera. Anche i greci diedero uguale importanza all'involucro e alla struttura. Non stabilirono graduatorie di dignità tra apparenza e sostanza. La pratica rese onore alla grammatica, la poesia alla prosa.

5. I romani inventarono la metafisica del promiscuo contro il fanatismo delle idee pure. Giustificarono l'opus, la zavorra, l'inerzia, la fatica, la nonpoesia.

6. Anche l'Opera moderna è eteroclita. tende a rifiutare il dato di natura, ingenuo, spontaneo, bruto.

7. Con la spontaneità non cresce la città. La città è il rifiuto dell'innocenza, dell'idillio, del sacro.

8. Dicono i cinesi: la casa disturba lo spirito del suolo, porta disordine sulla terra e sui corsi d'acqua, intralcia il cammino degli spiriti. «Prima di tagliare un albero conviene interrogarlo».

9. Fanno bene gli uomini a risparmiare gli alberi, a inventare nuovi materiali artificiali sottraendoli alle viscere della terra.

10. Nella città come in una portaerei non ci dovrebbe essere neppure un pezzo di legno, soltanto il tagliere. Metalli, vetri, resine, vernici.

11. E' più semplice costruire cento case, ciascuna con un milione di inquilini, o un milione di case con cento inquilini? Si tratta di aprire cantieri di dimensioni insolite. Ma nessuna impresa è spropositata. L'officina, il cantiere finiscono col rigettare automaticamente la mano d'opera superflua. Un semplice portatore d'acqua se non è necessario è sicuramente d'intralcio, come diventa pericolosissima anche una sola rondine che vola in senso vietato. E' difficle stabilire quante mani bastano a pelare un porco e sarebbe buffo se insieme due barbieri si mettessero a tosare la stessa zucca. Non è che raddoppiando il numero degli operai si riesca a dimezzare il tempo necessario a costruire una diga.

12. La concentrazione del lavoro porta gli stessi vantaggi che la natura ha ottenuto con la concentrazione degli organi. Nel medioevo riuscirono a numerare una per una le pietre di una cattedrale. Potremmo anche noi riuscire a coordinare il montaggio di una maglia omogenea di un milione di cellule di abitazone.

13. Sulla foce del Tevere cedono le fondamenta del Palazzaccio; a Milano sopra la torba si abbassa di un dito la mano della Madonnina. Bisogna scorticare il muschio, vedere gli scalpelli spuntarsi sul macigno e intenerirsi gli aghi dei trapani dulle trachiti. I geologi meglio degli auguri sapranno darci buone indicazioni. Dove fiorisce il cappero o si gonfia il fiore di fico, dove s'impunta la capra e si scarruffa il codibungnolo porteremo le sonde per estrarre carote a dieci a cento a mille metri di profondità fino a trovare la silice o il corindone.

14. Che colpa ho io, ha detto un pittore, se comincio col dipingere un albero e alla fine viene fuori un gatto nero?

15. Quasimodo una sera al Savini ci confidò che il famoso verso «la volpe d'oro uccisa alla sorgiva» era stato portato via di sana pianta dal quaderno di uno scolaretto figlio di una guardia forestale.

16. L'architetto Kenzo Tange nello stesso giorno consegna il progetto di una clinica per bambini spastici e comincia la villa di un nababbo a Cap d'Ail.

17. La città non è un'isola corallina o una montagna di escrementi. Deve nascere nel rispetto di una metrica.

18. La segmetazione garantisce la riproducibilità: la sbarra, il filo, la fune, il tondino, il tubo, la vergella sono unidimensionali, hanno l'anima distruita uniformemente su tutta la lunghezza.

19. Una macchina fabbrica se stessa fino a un certo numero di generazioni. Il processo si estingue per mancanza di idee, non per mancanza di energia. L'uomo lavora volentieri su una forma di cui almeno una parte è lasciata al suo arbitrio.

20. I montemurresi mutano la o in u, dicono furno invece di forno, tundo invece di tondo, mundo invece di mondo. Ma l'assemblage di una cattedrale o di un carro ferroviario segue un protocollo rigido: non si può mettere l'occhio al posto della coda, sostituire un puntone a un tirante in un traliccio o in una capriata palladiana. Nella scienza delle costruzioni i ragni e i coralli sono reputati più ingegnosi delle vantatissime api. Noi non possiamo tirar fuori il materiale dello stamaco e dall'intestino. Non possiamo costruire col muco o con lo sterco.

21. Dovremo imparare a produrre spazi come si producono linee e superfici, e usare almeno un piede come fosse una mano.

22. Perchè la fabbricazione di un reticolo è un problema più difficile a risolvere della sua ideazione. I costruttori di navi devono ispirarci. Converrà cronometrare i movimenti dei guardafili, dei sanpietrini, dei funamboli. La costruzione di una nave in bacino ha ridotto di un terzo il totale delle ore lavorative.

23. Per costruire la città ci tornerà utile montare un prototipo per la riproduzione di qualche copia in più. Si fanno navi gemelle, si possono fare due o tre città eguali.

24. Non sono riuscito a conoscere quel signore che si è fatto costruire tre ville identiche a Roma a Parigi a Vienna.

25. Sul lungotevere ci sono addirittura sei palazzine che si succedono nel senso ABCCBA, con un vincolo triplo di simmetria. Lo stesso architetto, l'oscuro prof. Milani, ha realizzato a Civitavecchia questo rapporto ABC/ ABC, non in successione, ma frontalem sui due versanti di una strada. Milani ha sparso villini identici sui lidi di Casenatico, di Grado, di Pescara, fidandosi dell'assoluta incapacità che ha la gente di ricordare i lineamenti della casa in cui abita.

26.La natura ha i tempi prefissati per il compimento di un'opera. Non i può affrettare la nascita del giorno o la precessione degli equinozi o il ritorno della luna. Anche la cresciuta delle unghie e dei capelli.

27. L'opera non nasce in un soffio.

28. A Roma in via Domenico Cirillo le ville padronali somigliano una per una a celebri chiese manieriste. Gli arcitetti si sono divertiti a fare qualche travestimento.

29. Con quindici misure si possono produrre abiti adatti a vestire la totalità degli uomini. Un nostro celebre critico riuscì a scrivere un bel saggio di due colonne per ciascuno dei poeti suoi amici e soltanto per caso un collega scoprì che quei pezzi erano tutti sovrapponibili. Cambiavano i nomi degli autori, i titoli, ma restava intatto il discorso, ripreso parola per parola, come se gli avesse scoperto la formula chimica della poesia,acqua urea ammoniaca, e da buon analista dava sempre la stessa risposta.

30. Tre città identiche intorno a Roma porterebbero seri vantaggi ai municipi e qualche complicazione ai ladri.

31. Questo progetto nasce per difendere a oltranza uomo e paesaggio, e trovare uno statuto più logico della città. L'idea base è lo stacco netto tra artificio e natura. Niente chiaroscuro, niente nuances. Una città omogenea, compatta come una montagna. Questa analogia non è metaforica. Un edificio unico di  (100 x 500 x 3000) metri cubi si deve reggere come una montagna. E' chiaro che dovremo andarlo a costruire dove c'è la pietra che affiora e si arrampica per un migliaio di metri. Dentro la città non ci sarà un pino, un leccio, una palma. Ma pensili terrazzi gremiti di ninfe, di vecchi rigenerati, di giovani estroversi. E chissà che non si trovi un rampicante capace di stringere nel suo viluppo, come fanno i capillari col corpo dell'uomo, tutta intera la città e le sue giunture. La linfa non è acqua; non è assudo concepire una ramificazione di lunghezza indefinita. C'è una pianta, conosciuta da Linneo, che può camminare per circa trenta chilometri facendo salti di cento metri. E' una varietà di asparagus, simile a un velo, a una ragnatela, a una nuvola.

32. La credibilità di una forma statica derica dalla sua convenienza e della sua purezza. La purezza geometrica. L'uomo sa anche fabbricare a macchina un'eccezione, un errore, una stortura. Le macchine conoscono soltanto le prime proposizioni della geometria di Euclide, tirano fuori barre, lamiere, cavi, tubi, in cui i margini dell'incerto e del superfluo sono ridottissimi.

33. L'uniformità,la coerenza, l'omogeneità sono le garenzie del continuum; non si possono inventare volta per volta: vanno definite nella loro estensione e nel loro sviluppo, direi nella loro crescita, come fa la natura con le forme cristalline in cui ogni stato è figlio dello stato precedente e padre del successivo. Credo che questo sia il concetto della continuità che suggerì a Newton e a Leibniiz l'idea degli infinitesimi, ossia delle differenze minime. Senza l'assioma della coerenza di Dio (ecco perchè si chiama «sublime») il Calculus non poteva nascere.

34. Così per costruire un tessuto o un reticolo praticamente inesauribile noi dobbiamo ricorrere a forme inesauribili, quelle che figliano sè stesse, topologicamente pure, senza nodi, senza tagli, senza intrecci, forme che non si rinnegano, che come le linee della natura sono sempre conseguenti: un fiume non torna indietro, un albero non entra in un altro albero. E' l'uomo che cerca gli incroci, gli innesti.

35. Perchè le opere utili, quelle che hanno un fine, sono figlie della geometria? Perchè devono essere facilmente riproducibili e sostituibii. Un progetto posso non averlo più in mente, lo ritrovo subito. Posso accantonarlo. Posso portarlo avanti a spezzoni. So dove sono arrivato a realizzarlo. Posso fare i conti del materiale che mi ci vuole, del tempo e della mano d'opera e delle macchine necessarie all'esecuzione.

36. L'opera di deve poter fare con un materiale abbondante e con un disegno semplice, quasi indipendente dai capricci della mano e dalle bizzarrie del cervello, tracciato non tanto dalla fantasia ma dalla fede e dal rigore. Affidato quindi alla riga e al tiralinee, alla stadia, al filo a piombo, alla livella. Il compasso, il cerchio, e di conseguenza il cilindro e la sfera stanno a disagio nel dominio della statica.

37. L'uomo conserva nel progetto il meglio dei suoi pensieri, il frutto dei buoni momenti di estro e di fortuna. Nel progetto ci si ritrova, altrimenti si perderebbe il filo dell'opera e si ripeterebbero gli errori già corretti.

38. Non è che io veda l'architettura come un'operazione riducibile a un giuoco di spinte e controspinte, di pesi e contropesi. Mi piacerebbe vivere in un cristallo e giurare sulla purezza e la povertà inventiva. Crescere per segmentare come cresce la scrittura, verso o prosa.

39. Le formiche si mettono una sopra l'altra per riposare, non hanno bisogno di privacy, non devono piangere o meditare, sono condannate a ubbidire.

40. Se la costruzione è soltanto un ordito basta la riga. Se dobbiamo fabbricare una calza o una vela basta un filo come per la ragnatela. Per connettere ci vuole una congiunzione, una virgola, un avverbio. Così crescono tenie e poemi. Ma se si deve andare a capo, se si deve vincere il vuoto, se si deve saltare, spuntano archi e cupole e catenarie. Pier Luigi Nervi è riuscito a coprire le prime aviorimesse con vòlte talmente appiattite che mettevano sgomento. S'era servito di linee geodetiche intrecciate a losanga con curvature quasi insensibili e minimi spessori. Coperchi leggeri come capelli di paglia. Riccardo Morandi incoraggiato da Colonnetti, aspira a servirsi di elementi tesi, di curve che al limite sono linee rette.

41. Capisco come a un purista l'arco e la vòlta dei romani siano potuti apparire falsi, frutto cioè di un'idea deteriore dell'armonia. Ma non andrei troppo in là in un atteggiamento che può diventare rinunciatario per voler essere inflessibile.

42. Certo che lo standard è contro Borromini, è invece d'accordo con greci e giapponesi. L'arco, la curva sarebbero generati da compiacenza e astuzia artigianale, quasi da narcisismo. Maillart e Nervi lavorano con idee semplici, si trovano a disagio nel difforme.

43. Il progetto rende prevedibile lo sviluppo dell'opera. Il poeta non sa quello che fa, ma lo devono sapere bene l'architetto, l'ingegnere e il politico. Il progetto rende misurabile l'impegno necessario all'esecuzione dell'opera quando questa è ancora sulla carta. Così riesce facile la scelta tra molteplici soluzioni.

44. Gl'imperatori della Cina non si meravigliano che di un giardino si potessero contare in anticipo le pietre e i sassolini, non però le foglie e gli uccellini.

45. C'è una parte dell'opera che sfugge ai calcoli dei pianificatori.

46. La popolazione del mondo si raddoppierà nei prossimi trent'anni sempre che non si trovi un veleno per i vecchi e un dispositivo di calibratura per la selezione dei neonati. La pillola è un tardivo obolo a Malthus e alla sua sagacia. Ci saranno nel duemila sulla nostra «aiuola» tre o quattro miliardi di abitanti di più. Spargerli nelle città e nelle campagne e sulle strade, come si scioglie il sale nell'acqua o lo zucchero nel latte, è troppo ingenuo anche per chi non ha la minima idea del meccanismo della saturazione. Il principio di concentrazione, viceversa, ha portato a separare nettamente citàà e campagna, a restutuire alla campagna i suoi orizzonti, le sue prospettive, e alla città le sue convulsioni.

47. La campagna è natura, gratuità, idillio: la città è artificio, automatismo, invenzione. Per sistemare un milione di persone in superficie e dare soltanto 20 metri quadrati a ciascuna ci vogliono 20 milioni di metri quadrati, un rettangolo di 4 x 5 chilometri. Se si aggiunge una fiche verde di 10 metri quadrati (un giardinetto) viene in tutto un rettangolo di 5 hm per 6 km, oppure 2 km per 15, come hanno fatto i pianificatori spontanei a Pisticci e a Pechino. Spezzattare il verde in francobolli può essere grazioso a vedersi dal cielo su una mappa. Ma è fisiologicamente insostenibile, perchè quella porziuncola di erba viene subito inghiottita dalle necessità della famiglia, diventa area di scarico, riserva, ripostiglio.

48. L'ingegner Cosenza diede nel dopoguerra la vasca da bagno a un gruppo di famiglie napoletane; ci piantarono il prezzemolo e il basilico.

49. Meglio di una scacchiera con un milione di verdi puntini cosparsi su tutta la superficie, un fazzolettone verde di 10 km di lunghezza, largo 1 km, al servicio di tutti. Del resto anche l'aria e la luce sono distrinuiti con questo criterio: nessuno presume di avere una personale riserva di ossigeno da succhare con la cannuccia o la riserva di luce da captare con lo specchio parabolico. L'aria, la luce sono beni pubblici, non si possono immagazzinare da parte di chi è più ricco o più malato. Ma c'è già chi vende bottiglie d'aria in cima al Parnaso.

50. Ci vorrà un'Amministrazione Centrale dei beni naturali, una specie di ammasso, come c'è per il vino e per il grano. Le remore dell'egoismo e dell'ingordigia salteranno. Non c'è spazio in una casa sempre più angusta per i serti di peperoni, le trecce di agli, i trofei di cipolle, le vesciche di sugna, i rosari di salsicce. I cittadini comperano addirittura le michette di pane due volte al giorno per averle più fresche. I fanatici aspettano l'arrivo dei camion dai mercati come si aspettava nei paesi l'arrivo del mulo con i cofani di melanzae, e la carrozza della neve.

51. Trasformare la campagna in pubblico demanio, tenere pochi contadini nei campi di semina e negli allevamenti di bestie da macello. Il resto formerà il corpo di guardia dei tesori di natura e di quelli d'arte frammisti al pesaggio. Non so se bastano Brandi, Todisco, Cederna per legiferare, non so se bastano i sentimenti. Ci vuole almeno la fantasia di Campanella e di Fourier.

52. Il massimo assorbimento della popolazione futura dovrà farlo la città. Niente cimiteri dentro le mura. devono sorgere città nuove. Per assorbire il flusso di migrazione delle campagne e dalle nazioni in crescita. Ma molto probabilmente per raccogliere le prime grandi ondate di cittadini che abbandonano le metropoli.

53. Io segherei il Socrate e ci pianterei sopra il mio parallelepipedo di 500 metri di altezza, 100 metri di larghezza, lungo tre chilometri, e dentro ci spingerei un milione di persone.

54. Roma ritornerò il dolce camposanto di memorie. Potremo finalmente goderci le piazze, le chiese. Sono 265 da San Pietro alle santissim Rufina e Seconda.

55. Un altro cristallo delle dimensioni suddette e magari non un blocco dritto ma spezzato o a serpentina si potrebbe costruire sulla roccia del Circeo e raccogliere così un altro milione di profughi.

56. Rimarranno intorno ai vecchi edifici soltanto i custodi e i restauratori, dovranno scucire quello che Giovannoni e i suoi aiuti ricucirono, togliere le toppe e lasciare i buchi, far saltare i paracarri falsi, scrostare i timpani, demolire i pilastri aggiunti. Non si potrà riavere quello che fu distrutto. Bisognerà distruggere ancora.

57. La città di I milione di abitanti non sarà costruita con le idee di S. Agostino o di Quaroni, di Condagra o di Mumford. Tempo addietro furono pubblicati i primi dati relativi al progetto di una città mondiale estesa su tutti i cinque continenti. La città che io vedo come soluzione di problemi imminenti è costituita da un unico edificio capace di dare asilo a un milione di inquilini. Facendo un po' di conti dulle dita e tenendoci scarsi perchè dovremo abituarci a vivere tutti i capsule, in cabine, in sacchi, in bauli, vengono le cifre scritte: 3000 x 100 x 500 = 150 miloni di metri cubi. Comprensivi non soltanto degli abitacoli (20 mc d'aria pro-capite) ma dei servizi, scarichi, tubazioni, luoghi pubblici, pelote, piscine, tennis, uffici, negozi, ecc.

57. Abolite le automobili, non ci sono gas di scarico nè rumori. Nastri trasportatori, siluri, ascensori, elettricità, piste, scivoli. Passeggiata per gli stitici. I veicoli saranno simili a ombrelloni, aquiloni, ippogrifi. per volare più che per correre. Nessuna velocità visibile supererà i trenta km all'ora. Il ritmo sarà quello dei pendoli, delle renne, delle fiabe. La velocità avrà perduto il suo fascino. I missili partiranno dalle rampe per far il giro dell'universo. Dentro casa buone pantofole.

59. La natura politica, sgombra, non frastagliata. Le fattorie e le fabbriche andranno nei luoghi giusti dopo aver spazzato casipole, casolari, casaloni. I paesi saranno ricordati come si ricorda l'Eden e Omero. Pochi rurali potranno tenere sotto controllo intere regioni. Le piane di Battipaglia, di Polla e simili, saranno coltivate da grandi aziende concorrenti e avranno le dimensioni degli antichi feudi e delle modernissime industrie, con precisa distribuzione dei compiti: orti, frutteti, semine, erbaggi, allevamenti, vigne, silos, frigoriferi, conserve. in campagna vivranno con gli agricoltori i cantonieri.

60. Chi sceglie la campagna per vivere deve costruirsi la casa sotto terra (i permessi sono dati col contagocce) e stare con le talpe; ma può venire a galla, uscire dalla botola. Se non resiste torna in città, ascolta la voce di E'luard, frigge i peperoni. Oppure va a vedere la sfilata di donne nude lungo la corniche. O apre la finestra per udire la rana rimota.

61. Abbiamo contato gli spazi necessari alle famiglie per i bisogni primari: nutrizione, igiene, riposo, relax. Già nel 1955 Bernard Rudofsky non possedeva un libro in casa sua a New York; solo elenchi, indici, manuali. Per il resto ricorreva alla biblioteca e riusciva nel giro di due giorni a venire in possesso di una copia fotostatica del Polifilo. Le nostre dimore sembrano tombe faraoniche o botteghe di robivecchi. I posteri leggeranno le nostre storie con lo stato d'animo che ci fa decifrare la data incisa col chiodo da Federico di Montefeltro sul suo balcone.

62. Dobbiamo assicurare un milione di loculi (spazio agibile), di postiletto, a vecchi, adulti, bambini dei due sessi: 20 mq di area e 20 mc di spazio a persona. Non è molto e non è poco. Si può giocare a ping-pong, si può far ginnastica, non si può andare in bicicletta dentro casa. Si può leggere e scrivere, cucire. Ci sono poi gli apszi per il lavoro, per i giuochi, gli spettacoli, i passatempi: botteghe e uffici, bar e negozi, chiese, alberghi, banche, edicole, librerie, cinema, teatri, ecc. Il tutto incorporato nella polis, arroccato intorno al forum o all'agorà o alla Kaana, pesciendoli a contatto di gomiti con filosofi, e ciarlatani alle spalle dei poeti.

63. Gli urbanisti daranno i diversi addendi per il calcolo del volume totale del contenitore. Ma suppergiù siamo sui 150 milioni di metri cubi. Non bisogna farsi contagiare dall'allarmismo. Con i ciberi al posto degli uomini, una banca, una biblioteca, un supermercato si riduranno a dimensioni minime, L'universo si miniaturizza. La Divina Commedia sarà scritta su un'unghia. Aumenteranno le scuole, le palestre, le piscene e i musei pubblici e privati. non c'è cenotaffio o un'apparecchiatura elettronica con tutti i dati e le immagini che riguardano la sua vita e le sue opere. Altro che busti alPincio o monografie illustrate.

64. Una forte tranche della spesa andrà all'isolamento acustico. «La silenziosità costa cara» ripetono i costruttori di automobili. Ma ci sono i magnifici studi dell'Ing. Boschi sugli innesti gomma-metallo mai finora utilizzati fino in fondo. I problemi sono un po' diversi da quelli di Vitruvio.

 

 

 

01 Aprile 2021

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