Propositi
di Leonardo Sinisgalli
in Campi Elisi
A.I, n.1 (mag 1946)
I. La memoria risponde a certi segni come l'occhio si vela a certe voci.
II. Per ricordare meglio dovremmo allineare le cose in una serie armonica.
III. Il ricordo fa di un simbolo un oggetto.
IV. E' il giro lento, la stretegia delle pause, che provoca gl'incantesimi.
V. La poesia è veramente immateriale si essenza, è un afflato non diverso da quello scoperto da Genovesi nel suo Trattato. E i romantici, con tutta ripugnanza che ci suscitano, capirono il meccanismo della creazione meglio di noi che vorremmo farne qualcosa come un episodio di scienza metallurgica.
VI. Noi non possiamo lasciare indeterminato il momento in cui una poesia si concepisce. Una maniera di creare diversa da questa, involontaria, ci costringe a sposare all'idea di poesia qualcosa di lubrico e di organico, come una perdita o una semenza.
VII. E' chiaro che siamo spinti verso una confusione dei generi. Poesia e prosa tendono a unificare le loro norme.
VIII. I segni algebrici sono talmente operazioni inferiori del pensiero che le stesse macchine sono riuscite a rendersene capaci. Un errore di calcolo è ormai inconcepibile. La esecuzione di un calcolo è uno spreco. Il calcolo si indica, non si esegue.
IX. L'albero caccia i frutti dalle braccia, dai gomiti, dalle dita, dal petto, dall'addome, dalle spalle, dalla nuca, dai capelli. Si allontana col fusto dalla terra, ma, in compenso, le restituisce il peso dei frutti che, più crescono più accostano al suolo la cima.
X. La castagna biasima la mano che la coglie.
XI. Qualunque ritmo è legato ai moti di cui il nostro corpo è capace.
XII. Le particelle pronominali, essendo residui di frasiconsumate, e ormai irriducibili fossili, dichiarano la vecchiaia di un linguaggio.
XIII. L'universo dei numeri, nella lingua italiana e francese, è stretto in sedici segni semplici, e in dieci cifre.
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