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Ricordo di Fancello

di Leonardo Sinisgalli
in Beltempo
Roma 1942

Il ragazzo Fancello, così lungo e un poco allampanato, venne dalla Sardegna in continente coi suoi due compagni isolani, Pintoni e Nivola, corti intelligentissimi e astuti. Questi tre ragazzi, tre ragazi sardi vestiti di orbace, ebbero la fortuna di trovare a Monza due tutori come Persico e Semeghini, Nizzoli e Pagano, in un tempo che si discuteva di tutto a Milano, di garofani, dipinti e di tazze, di sedie e di architettura, di astrattismo e di poesia. Nivola e Pintoni trovarono presto la giusta strada, si cacciarono a disegnare maiuscole negli studi degli architetti, s'innamorarono di Dufy e della fotografia, cominciarono a costruire tavoli storti, a colorire striscie di carta con l'anilina, a usare la forbice e la coccoina. Cominciarono a guadagnare quattrini, anche. Fancello cresceva in virtù ma non in astuzia. Fancello rimase con l'anima lunga e bianca fino ialla fine. Egli si diede a disegnare, a dipingere, a graficare sui muri le sue immagini. Erano le indimenticabili giraffe leggere come farfalle, belle e astruse come biciclette, erano mucche amorose e vitelli dolci come cuccioli, un groviglio di fiori e di animali, di capre e di teneri sassi, grandi macchie d'inchiostro dentro cui, come i bambini nella luna, Fancello vedeva molto poetiche larve. Noi dicevamo a Fancello, per vederlo ridere, che gli avremmo regalato tanti rotoli di carta igienica, perchè la carta veramente non gli bastava mai, tanti rotoli di carta per disegnare le sue storie. E qualcuno di questi rotoli è rimasto, come i rotoli di musica, come i rotoli degli organi del suburbio, che trasformano i segni in colpi di suono. Non sappiamo quanto sia veramente rimasto nelle sue cose. I suoi graffiti per le triennali saranna stati rotti? Il suo presepe cotto ad Albissola a chi sarà stato venduto? Qualche statuetta la conserverà Pintori, qualche disegno è finito persino nei giornali umoristici. Noi avevamo promesso tante cose a Fancello, ma non gli abbiamo potuto dire quella volta che partì per l'albania, non gli abbiamo saputo dire quasi nulla, tanto eravamo sicuri di incontrarlo prima o poi ad una fermata di autobus, di ritorno dalla guerra. E' caduto a quota 717 del fronte greco-albanese il 9 marzo 1941. Dicono i suoi compagni di reggimento che è caduto da valoroso. Aveva 22 anni.

09 Gennaio 2021

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