Sito ufficiale della Fondazione "Leonardo Sinisgalli"

Testimonianza di Vito Mazzilli, nipote di Leonardo Sinisgalli

Grazie per la chiamata. In effetti mia madre si chiamava Annina anche se tutti quanti la conoscono come Anna. Gianni mi hai fatto una domanda veramente difficile. Credo che te la sei studiata. Questa domanda a chi la facciamo? La facciamo a Vito. Faccio un ricordo per tuo padre che era quello che oltre a me è stato quello più vicino al poeta. Perché eravamo spesso noi tre a passeggiare, a discutere, a dire tantissime cose. Io una volta gli feci una domanda, dissi: “Perché hai scritto il libro Dimenticatoio?”. Tanto è vero che sono andato a leggermi, ieri o avantieri questo libro che ho, Dimenticatoio. E lui mi fece una confidenza, una digressione dicendo: “Senti Vito. Quando si arriva ad una certa età effettivamente sembra che tutti quanti ti dimenticano”.
“Ma come tu che sei una persona così importante, una persona che ha scritto di poesie, sa tanto di matematica, che ha fatto dei volumi bellissimi, sei in tutte le enciclopedie, in tutte le antologie, in tutti i libri che noi conosciamo”.
Io sono stato professore e quando avevo in mano un’antologia, dei miei colleghi di Lettere la prima cosa che facevo vedevo se era nominato e in che misura era citato Leonardo Sinisgalli. Ed effettivamente c’erano intere pagine in cui si diceva tutto del poeta, delle sue origini montemurresi. Io ho letto un’altra cosa ieri che il poeta effettivamente si è trovato a gestire un’intelligenza straordinaria, un talento straordinario e forse non lo voleva nemmeno. Lui ha fatto una confidenza, l’ho letto sull’enciclopedia Wikipedia. “Io ero un uomo che voleva rimanere a Montemurro. Volevo stare con i suoi paesani. Mi sono trovato ad essere una persona così in mezzo ad una bufera, ad una tempesta”. Nel senso che, quando don Paolo, il maestro, il suo maestro della scuola elementare insieme, credo, al parroco sono andati tutti e due da nonna Carmela a dire: “Senti tu hai un figlio che è assolutamente geniale tu lo devi far studiare”.
Questo dopo la scuola elementare. L’enciclopedia dice dopo la Scuola Media ma la Scuola Media non esisteva, la scuola Media è esistita nei paesi nel 1963 e a Montemurro mi onoro di essere stato un’insegnante della Scuola Media di Montemurro, nel 1963. Quindi lo devi fa studiare. Lui si è distaccato, come ha detto mia cugina Maria Antonietta, cioè si è distaccato dal paese violentemente, è stato mandato in un collegio per fare le Scuole Medie, poi per fare il Liceo Scientifico, nel 1925 è stato il primo anno in cui si è fatto l’esame esterno della licenza liceale e prendere i voti più alti dell’Italia meridionale, cioè l’alunno più meritevole dell’Italia meridionale. Ha preso tutti 10 quando ha fatto l’esame da esterno a Napoli della licenza liceale scientifica. Ora questi sono ricordi che, come ha detto Gianni giustamente, possono venire fuori tantissimi. Il suo carattere. Certo il suo carattere era quello che è stato descritto.
Ma io dico anche una cosa che è comune: se una persona ha carattere si dice che ha un brutto carattere. E io su questo sinceramente non sono d’accordo perché anch’io nel mio piccolo ho un brutto carattere nel senso che voglio sempre stabilire la verità delle cose. Voglio andare in fondo all’indagine delle cose. Voglio che si sappia tutto e non si nasconda niente. Per esempio nel rapporto che lui aveva con i montemurresi, no, quella famosa intervista che effettivamente è un falso, nel senso che Sinisgalli era un montemurrese tra i montemurresi. Noi siamo fatti così, un pochino tutti quanti. Io per questo amo profondamente i miei paesani montemurresi, perché mi riconosco in loro, mi riconosco come carattere brusco ma sincero, effettivo di Sinisgalli. Quindi Sinisgalli quando in questi paesi assurge ad una certa importanza, ad una certa fama, ad una certa notorietà che cosa si pensa. Cosa pensano i cittadini. Che lui ha acquisito potere e che magari abbia anche un sacco di soldi.
A parte i soldi, io credo che zio Leonardo non abbia mai avuto il potere di incidere sul lato sociale ed economico di questo paese tranne il fatto che è un uomo illustre di questo paese. Quindi non poteva assolutamente farci niente e lui con me ragionava e diceva: “I miei paesani vogliono che io faccia qualche cosa per loro, ma che cosa posso fare io? Io sono un poeta”, un poeta illustre, importante, uno scrittore, un figlio di questa comunità ma non aveva nessun potere. Il potere di chi è secondo voi? Il potere è della politica che può cambiare le cose ma anche di noi stessi che dobbiamo cambiare le cose. Cioè non ci dobbiamo sempre chiedere che cosa lo Stato – questo è un famoso detto di Kennedy - può fare per noi ma noi cosa possiamo fare per lo Stato. Cioè per migliorare le condizioni sociali, innanzitutto, le condizioni culturali di questa regione. Effettivamente non accettava che questa regione avesse queste condizioni culturali che purtroppo ancora ha. E mi sembra che ieri è stato detto bene nel convegno.
Le due serate possono essere un salto di qualità di questa comunità ma non solo nella comunità montemurrese ma nella comunità di tutta la Basilicata. Cioè noi abbiamo bisogno di tanti Sinisgalli, ne abbiamo bisogno innanzitutto per di noi stessi, di porci i veri problemi, di ragionare su veri problemi, e di fare qualche cosa per risolvere questi problemi. E questo era, secondo me, il cruccio di Sinisgalli. Era stato capace, capacissimo perché era stato dotato da madre natura di una grandissima cultura ed intelligenza, di percorrere tutti i gradi di una carriera culturale che, effettivamente, è invidiabile ed impressionante ma che l’aveva portato fuori. Solamente a leggere il libro di Sinisgalli a Milano del prof. Giuseppe Lupo, si vede quanto fosse considerato Sinisgalli nella Milano industriale dove effettivamente era un designer importantissimo, uno che poteva coniare qualche cosa di importante che faceva salire un prodotto, lo faceva vendere e lo valorizzava enormemente. La “Giulietta l’ha disegnata il vento” credo che sia una frase di Sinisgalli che ha voluto dire che questa macchina era quella macchina importante e che adesso è stata anche rifatta. Lui ha fatto le pubblicità anche per l’Alfa Romeo. Quindi ha inventato questa rivista “Civiltà delle Macchine” ma ieri sera non è stato detto che lui ha inventato anche un’altra rivista “La Botte e il Violino” che è una rivista bellissima di cui io mi pregio di avere tutti i numeri. Purtroppo non ho conservato i numeri di “Civiltà delle Macchine” che ho perduto.
Sinisgalli aveva il suo carattere ma era una persona eccezionale, era una persona che poteva realmente essere come modello delle persone, che poteva dire alle persone senz’altro. Perché era severo? Perché lui era stato severo con se stesso, nel senso che si era applicato con gli studi. Lui diceva sempre: “Bisogna fare il massimo impegno, perché bisogna realizzare le cose al massimo, non bisogna tralasciare assolutamente niente”. E quando a me ha spiegato, una volta, la formula dell’equazione di secondo grado, io non riuscivo a cavarmela e mia madre mi ha detto: “Ma chiedilo al poeta!”. Così come se fosse una cosa del tutto naturale. L’ho chiesto al poeta e lui mi ha spiegato il Delta, come si risolveva, la formula risolutiva perché nelle cose bisogna raggiungere il massimo. Allora io auguro alla comunità montemurrese, anche se io in un altro paese da quarant’anni, sono più vissuto lì che qui, però sento questo forte legame ancora con i montemurresi, di apprezzarlo di più per quello che era.
È stato un grandissimo uomo di cultura, un uomo che poteva dare e credo che potrà dare una svolta culturale ai montemurresi e a tutta la Basilicata. E mi auguro che in un prossimo convegno, e questo lo dico al direttore Biagio Russo, si possa parlare anche di sviluppo economico legato alla figura di Sinisgalli. Perché guardate che Sinisgalli ha lavorato pure con la Olivetti, nei primi tempi si interessava anche di questi temi. Ha lavorato anche con l’ENI, è stato il braccio destro di Mattei per quanto riguarda la pubblicità dell’ENI. Ha fatto tantissime cose che possono essere riprese e rivalutate e che possono andare incontro a quello che può essere uno stimolo allo sviluppo di questo paese. Vorrei dire una cosa al direttore della Fondazione e a tutti quanti, di aprire di più la Fondazione ai paesani. Io ho sentito una cosa, Biagio, me l’ha detto un amico. Vanno bene tutti gli studiosi, vanno bene che tutti i montemurresi sappiano quale era la considerazione che le grandi università avevano di Sinisgalli, ma se noi apriamo la Fondazione anche alla parola che possono avere i montemurresi, colti e meno colti, credo che facciamo una grandissima cosa. Grazie.

16 Settembre 2012

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Leonardo Sinisgalli

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