Sito ufficiale della Fondazione "Leonardo Sinisgalli"

Salvatore Sebaste, pittore e scultore

Intanto devo ringraziare il presidente della Fondazione, Gianni Lacorazza che conosco molto bene, da anni, perché ho conosciuto prima il papà insieme a Leonardo. Loro erano ragazzini, lui e il fratello. E voglio ringraziare anche il sindaco e tutti quanti voi, anche il sindaco prima di questo sindaco che è seduto tra gli spettatori. Io è che non sono un grande parlatore.
Intanto voglio precisare che il libro “Come un ladro” fu progettato, io devo ringraziare anche mia moglie perché lo facemmo insieme, e devo anche se non c’è più, ringraziare la De Cousandier, perché fu La De Cousandier Giorgia che disse al marito ad un certo momento: “Ma perché non fate una cosa insieme voi tre” e allora nacque l’idea di questo volume che fu stampato a Bernalda e in una lettera che lui scrisse subito dopo la pubblicazione a Scalfaro, lui scrisse: “Io mi trovo qui nella capitale dell’ignoranza…”
Successe poi un disastro perché Scalfaro prese questa lettera e la pubblicò invece di commentare l’iniziativa, che non era una lettera offensiva ma voleva dire appunto se esce questo bel libro, che poi era un’edizione molto limitata erano cinquanta copie, astuccio di legno, era una chicca e voleva dire “se questo è stato fatto già al sud, questa edizione come fate voi a dire che il sud è pieno di persone ignoranti, incapaci”. Cioè era questo il senso. Invece poi scatenò una polemica.
Alcuni personaggi letterari, insomma, fecero un’altra lettera dicendo che Leonardo aveva offeso appunto Bernard. Molto probabilmente successe la stessa cosa di quella della risposta all’intervista quando parlò dei cittadini di Montemurro, praticamente. Detto questo, io voglio fare qualche altra considerazione sul carattere di Leonardo. Lui diceva sempre che la cultura non è furberia, assolutamente. Quindi era di carattere rigoroso. Non è affatto vero che non aiutava i giovani, anzi, quando trovava un giovane capace lui lo aiutava. Io per esempio all’epoca, tanti anni fa, io parlo del ’76-’77, anche se non ero troppo giovane, lui mi ha aiutato molto. Io posso dire che lui all’epoca ha aiutato anche, per esempio, Guerricchio, ha aiutato Masi, era molto amico di Masi anche, ed ha aiutato anche me. Noi possiamo dire che siamo figli suoi, della sua cultura. Io praticamente non gli ho chiesto mai niente, eppure lui ad un certo punto disse: “Ti devo scrivere un pezzo”, un pezzo bellissimo ed io poi feci un catalogo che girò un po’ anche all’estero. Una cosa veramente molto bella, molto rigorosa. Una volta ci siamo trovati, eravamo nel suo salotto, in via del Sasso Ferrato a Roma, insieme a mia moglie. La De Cousandier non c’era più, stavamo conversando quando suonò il campanello.
Restammo seduti io e mia moglie nel salotto, lui andò ad aprire la porta e lo sentimmo gridare. Disse: “Torna a studiare! Cerca di laurearti, tu non sai né leggere, né scrivere!”. Fu molto molto duro con un giovane che era andato a chiedergli. Questo giovane si sentiva poeta, voleva fare una pubblicazione, voleva una presentazione molto probabilmente di Leonardo. Noi restammo anche male ma lui quando tornò, si sedette con calma disse: “Questi giovani devono essere rigorosi, devono studiare, si pubblica troppo”. Ma, ecco questo era il carattere di Leonardo, però era altruista e generoso con chi meritava. Mi dispiace dire queste cose però era fatto così. Perché ripeto ancora, lui diceva che la cultura è onestà non è furberia. Era questo Leonardo e voi, Montemurro, lo dovete apprezzare, anzi. Anche quando lui critica i cittadini di Montemurro. Non è che non gli piacciono i suoi concittadini ma perché li vorrebbe forse migliori. Che stessero ancora meglio. E poi voglio dure un’ultima cosa per quanto riguarda i giovani. Lui fece un discorso a Bernalda eccezionale quando presentò il libro “Come un ladro”. Lui paragonò un libro, spronava i giovani a studiare. Il libro paragonava un attrezzo, una falce, un martello o un utensile qualsiasi. Diceva di tener presente il libro, lo studio e di non essere schiavi di qualcuno perché finché qualcuno, una persona, va a chiedere a qualcuno di fargli una domanda per il sindaco e per l’amministratore, lui è uno schiavo di quella persona che gli ha fatto quel piacere. Io ritorno a dire, Leonardo, ripeto ancora, diceva: “La Cultura è onestà, non è furberia”.

16 Settembre 2012

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