Leonardo Sinisgalli. Furor Mathematicus
"Segno", n.276 (gen-feb 2020)
di Antonello Tolve
L’uscita, lo scorso ottobre, dell’ormai introvabile Furor Mathematicus licenziato da Leonardo Sinisgalli nel marzo 1950, quale XVIII numero della collana Il pensiero critico con cui Arnaldo Mondadori Editore voleva «approfondire o rivedere senza preconcetti i temi fondamentali della cultura contemporanea», è da considerarsi come una festa nel campo dell’editoria nazionale: e non solo perché questo importante volume ritrova finalmente una nuova veste nell’edizione Oscar Baobab Mondadori (2019, pagine , euro 24) curata da Gian Italo Bischi, ma anche perché il lettore può finalmente rileggere uno dei volumi più significativi dell’«ingegnere meridionale nato a Montemurro (Potenza) il 9 marzo 1908, e arrivato alla poesia “per una sorte provvidenziale” dai difficili studi di matematica, di metallografia, di meccanica, di elettrotecnica».
In questo insolito e frizzante zibaldone di pensieri, la cui architettura è un dialogo costante tra immagine e parola, Sinisgalli cuce al filo sottile della riflessione tutta una serie di progetti poetici - l’Horror vacui era già apparso nel 1945, L’indovino nel 1946 e il primo nucleo del Furor nel 1944 - a cui si sommano pagine luminose di critica militante e di cremosa occasione teorica. La sezione VI è dedicata infatti a interventi sulla prospettiva e sul disegno (amico generoso), a importanti saggi su alcuni compagni di strada, tra questi Scipione e Antonietta Raphael, Giuseppe Viviani e Pericle Fazzini, a argute analisi sull’opera di Giorgio Morandi, di de Chirico, dei meno conosciuti (ma pure da riscoprire e da conoscere) Antonio Donghi, Orneore Metelli, Brajo Fusi, Domenico Cantatore.
Resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro, il cui direttore, Biagio Russo, è davvero figura preziosa, la ripubblicazione del volume sinisgalliano lascia intravedere il legame, il dialogo profondo instaurato da Sinisgalli con un suo omonimo del passato (confidente e a volte alter ego), Leonardo da Vinci, a cui sono dedicate pagine e frasi memorabili. «L’attenzione di Leonardo fu rivolta a scoprire, a indagare coordinare alcuni fenomeni tipici della persona poetica» si legge a pagina 53 della rima edizione (in questa nuova impaginazione è pagina 41). «Si potrebbe dire ch’egli ci diede i primi suggerimenti per comporre una fisiologia del poeta. Capì innanzi tutto la fulmineità dell’atto creativo. Troppi eventi nella natura e nell’intelletto accadono in un istante: sono cariche e scariche di energia enorme, di energia animale e cosmica, che distruggono la cosa per creare l’immagine».
Con una scrittura sempre tagliente e asciutta, Sinisgalli traccia via via un percorso rizomatico, un pluriverso che si nutre di arte e alchimia, come pure di scienza e magia, per dar vita a un volume esemplare della cultura italiana novecentesca – una edizione brillante era apparsa già nel 1982, nella collana Reprint delle Edizioni della Cometa, curata da Peppino Appella - definito un “unicum”, una testimonianza di agguerrita e entusiastica contaminazione tra i due mondi che il poeta delle due muse (delle due culture, umanistica e scientifica) ha consegnato al lettore, con spirito eclettico e lucano. «Girano tanti lucani per il mondo, ma nessuno li vede, non sono esibizionisti. Il lucano, più di ogni altro popolo, vive bene all’ombra».
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