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Biagio Russo, Leonardo Sinisgalli e i bambini incisori. Nuova edizione riveduta e ampliata con documenti inediti, FLS, Montemurro 2025

di Biagio Russol s bambini incisori riveduta 
FLS, Montemurro 2025
pp.558 - euro 35,00

 

– Anselmi Fernanda.
– Presente.
– Battisti Bruna.
– Presente.
– Carpene Dolores e Carpene Giovanni.
– Ci siamo.
– Presa Luciano.
– Presente.
– Presa Clementina.
– Presente.

Qualcuno della classe purtroppo manca. E non per sua volontà. Anche il maestro Gianni Faè non c’è. Ma, in quest’aula, la sua presenza si avverte. Si sente vivo il segno lasciato da un insegnante colto, appassionato, sperimentatore, che nessuno di loro ha mai dimenticato. Un maestro e un poeta che da bambino si era seduto negli stessi banchi, nella stessa aula nella quale poi ha insegnato con un’idea di scuola che a molti, a suo tempo, dev’essere apparsa persino bizzarra.
La presenza del maestro Faè si respira fra le mura di questo istituto di periferia sorto ai piedi delle Prealpi del Veronese. E non solo perché sono lì, a portare il suo ricordo, i figli Aspreno e Massimo, ma perché nella scuola «Piccola Europa» di Sant’Andrea di Badia Calavena, il 5 febbraio del 2025, sono di nuovo venuti a sedersi i suoi bambini. I bambini incisori che, a metà degli anni Cinquanta, con le loro illustrazioni ai versi dei poeti ermetici (Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti, Leonardo Sinisgalli) e con le cronache riportate su «Piccole Dolomiti», il giornalino scolastico, diventarono un caso che destò meraviglia, curiosità e interesse sul piano nazionale e internazionale.
Come ebbe a scrivere Giulio Nascimbeni sul quotidiano «L’Arena» il 24 marzo 1955, commentando il lavoro del giornalino «Piccole Dolomiti», questi ragazzini “scrivono, illustrano e stampano la storia di un paese di montagna”. E aggiungeva: “I bambini di Sant’Andrea certamente non sanno di essere poeti”.
«Il maestro Faè – ha ricordato Clementina Presa – ci ha insegnato non soltanto numeri e alfabeto, ma soprattutto a guardare il mondo oltre il confine delle nostre montagne. E anche a stare in ordine, a stare puliti. Cose che, all’epoca, non figuravano esattamente tra le nostre priorità».
Col trascorrere degli anni, però, quella formidabile esperienza sembrava essere precipitata nell’oblio. Relegata dai propri stessi protagonisti tra i residui polverosi dei ricordi più labili. Per poter essere riconosciuta nel suo valore e nella sua formidabile forza di sperimentazione didattica e umana, è stato pertanto necessario uno sguardo esterno. Uno sguardo capace di esaltarne la specificità e restituirne il racconto. Quel racconto lo ha offerto Biagio Russo, con una puntigliosa ricerca, nel volume Leonardo Sinisgalli i bambini incisori. Storia di un torchio, di un maestro, di una scuola e di un borgo negli anni Cinquanta, pubblicato nel 2018 dalla Fondazione Sinisgalli. Testo riproposto e aggiornato in questo 2025.
Quella storia oggi, per iniziativa dei bambini di settant’anni fa, ha potuto ritrovare voce e memoria. Ha ritrovato le parole per dirsi. Per dire l’esperimento fuori dai canoni realizzato da Faè con la sua scolaresca, quando l’opera quotidiana di una scuola di campagna poté trasformarsi in un modello esemplare di istruzione.

Mimmo Sammartino | Presidente della Fondazione Leonardo Sinisgalli

 

26 Maggio 2025

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