Sinisgalli, il riscatto viene dai versi
Kerbaker Andrea
Il Corriere della Sera, Sabato , 27 gennaio 2001
Il 31 gennaio ricorrono i vent'anni dalla scomparsa di Leonardo Sinisgalli, poeta lucano abbastanza centrale nel Novecento italiano, eppure, come spesso accade, assai poco ricordato dopo la morte. Chi non lo ha mai dimenticato è un altro lucano, Giuseppe Appella, che gli ha dedicato numerosi titoli postumi nelle sue Edizioni della Cometa. Per celebrare l'anniversario, Appella dà ora alle stampe Infinitesimi, la raccolta cui Sinisgalli stava lavorando al momento della scomparsa. Un libro denso (oltre duecento liriche), dove fa piacere ritrovare la voce essenziale del poeta, il suo procedere per immagini rapide, scattanti, mai sentenziose. È l' occasione per ripercorrere alcuni temi tipici di Sinisgalli, a partire dal furore per la matematica. Senza eccessi, tuttavia, perché nel tardo Sinisgalli ogni passione sembra diminuita dalla sensazione della morte. Una presenza incombente, soprattutto dopo la scomparsa della moglie, avvenuta nel 1978. La sua mancanza ispira alcune delle poesie più toccanti: "Non fa che piovere / dopo che sei morta. / Siamo già a febbraio / il cielo è sempre triste / ci sono pochi rami fioriti / sparsi qua e là"; "Non c' è niente / che ti convinca a tornare". Il poeta non sa rassegnarsi alla nuova condizione di vedovo: "Ho ripetuto il tuo nome / tra me e me / tutta la giornata... / Vado a leggere le tue lettere / sparse per la casa". E questo continuo ripensare alla morte della moglie porta a immaginare la propria: un presagio che occupa ampia parte del libro, soprattutto nella sezione intitolata Più vicino ai morti: "Fai di tutto per attrarmi, / nemica mortale"; "Passa la voglia di vivere, / viene la voglia di dormire". Eppure, Infinitesimi non è un libro cupo. Innanzitutto perché questa sensazione di sofferenza non diviene mai affliggente, come suggerisce Giuseppe Tedeschi, al quale si deve il non facile riordino di questi versi. Inoltre, il dolore viene costantemente superato proprio attraverso la poesia. Sinisgalli è lettore onnivoro e curioso: rilegge Rimbaud, riflette su Pound, su Apollinaire, ripensa a Cardarelli. E poi c' è la poesia scritta, naturalmente. Quella che sola sa generare immagini liberatorie: "Sulla mia testa / il bambino galoppa / a cavallo di una scopa". È il 21 gennaio 1981: dieci giorni più tardi, Sinisgalli muore.
Andrea Kerbaker, LEONARDO SINISGALLI, Infinitesimi (cura di Giuseppe Tedeschi, Edizioni della Cometa, Roma 2001, pagine 160, lire 30.000.
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