Miguel Ortiz
A.V, n.4 (lug-ago 1957)
«Al tecnico interessa la macchina per la sua funzione, al pittore interessa come oggetto», dice Miguel Ortiz Berrocal, autore di questa tavola. «Entrambi hanno lo stesso interesse, solo che le macchine progettate e realizzate dall’ingegnere rispondono a un’esigenza precisa, servono a trasformare la nature e gli uomini, mentre quelle dei pittori non hanno una funzione pratica, cantano un aspetto della vita. Noi possiamo solo sviluppare dalle forme e dalle strutture delle macchine una realtà poetica del mondo d’oggi, trasformare la materia oggettiva in ricerca di un nuovo equilibrio. Parlare delle macchine che vado componendo e molto difficile per me, forse perchè sono riuscito a farlo senza premeditazione. Mi interessano unicamente per la loro grande suggestione, per i motivi grafici e decorativi che di volta in volta vi scopro, per le possibilità di trasformazione in effetti plastici. Non mi piace mescolare elementi aneddotici con la pittura; per questo mi interessano le macchine. Mettere delle ruote in un paesaggio per trasformarlo in paesaggio-automobile e solo un pretesto per immaginare delle forme in nuovi rapporti fra loro, per immaginare una composizione di elementi diversi ma concatenati, senza pretesa di dimostrare una tesi prestabilita. Per questo ho avuto sempre per la macchina una grande attrazione, per le leggi e i rapporti che ne fanno in sua ragione d’essere e che vanno rappresentati in nuove leggi e rapporti compositivi. Oggi mi sono divertito a fare questa macchina: continuerò sicuramente nel futuro a cercare in loro un pretesto e un aiuto alla fantasia, per realizzare opere che esprimano il loro posto nella vita quotidiana dell’uomo». Miguel Ortiz Berrocal è nato nel 1933 a Malaga - come Picasso, fa notare il marchese de Lozoya - ed ha già esposto a Madrid, Bilbao, Siviglia, Jerez de la Frontera, Saragozza, Roma, Venezia, Viareggio, Palermo, ecc. Egli deve certo molto al ricchissimo folklore della Spagna: ai pittori di terrecotte, alle ricamatrici, a quelli che adornano di fiori di carta variopinta le atroci «banderillas».
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