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Gli aghi zebra San Giorgio

III, n.3 (mag-giu 1955)

 

Aghi Zebra San Giorgio per macchine destinate alla lavorazione di maglie e calze. Avrebbero fatto gola al marchese De Sade o al Mirbeau del Giardino dei Supplizi. Sono pezzi di estrema finezza, belli, quasi più belli dei pennini Perry, delle zampe delle mosche, delle proboscidi degli insetti, del becco del picchio. Qui davvero l'uomo ha dimostrato un'astuzia che fa invidia alla natura e una delicatezza, una capacità di lavoro che lo rendono degno di rispetto, oltretutto. I ragni, le api, le formiche, sì. Questo documento è per i pessimisti.

Sono aghi a linguetta, piegati, tranciati, a doppio uncino, per macchine rettilinee e tu-bolari; aghi a becco per telai tipo Conon, per telai a catena, per macchine circolari. Essi vengono lavorati con macchine il cui automatismo è spinto fino a limiti che sembrerebbero normalmente irraggiungibili. Il loro spessore arriva a 0,35 millimetri. Sono come il metaforico capello che viene spaccato in due. Ognuno di essi è una piccola macchina. Nel caso degli aghi articolati, ad esempio, la linguetta mobile viene montata con esigenze di precisione, resistenza, durata, sul resto dell'ago, tali da farle compiere il lavoro di dieci mani. Gli Aghi Zebra sono fabbricati nello stabilimento San Giorgio di Genova-Sestri, costruito appositamente per la loro produzione, dotato di macchine che compiono tagli da 0,14 millimetri, filettature, forature, ribattiture, rettifiche e molte altre operazioni in un microcosmo dove il centesimo di millimetro è già una unità di misura tangibile che, come differenza sulle misure degli aghi, non può essere molte volte tollerata. Finita l'opera delle macchine, mani sicure danno ad essi l'ultimo tocco. Operazione per operazione (se ne contano anche una trentina per qualche tipo) l'ago viene seguito dall'uomo, che qui è spesso una donna, in tutte le fasi di lavorazione e per centinaia di migliaia di esemplari, perchè sia sempre, ad ogni momento, come il primo della serie.

25 Luglio 2023

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