Capitando a Milano ...
III, n.1 (gennaio 1955)
Capitando a Milano nella galleria sotterranea di Montenapoleone fummo attratti da un filamento insolito, da un gruppo di geroglifici che subito ci fecero venire in mente i lavori di forgia degli zingari e le monadi aperte di Miro. L'argento, questo metallo magico (non spreco a caso l'aggettivo, che del resto mi ripugna) questo liquido talmente anziano da non aver più energia per muoversi, opaco e lustro, dava al disegno maggior rilievo di quanto ne avesse in effetti. L'autore aveva concepito un ornamento pensoso, non un semplice lavoro di tarlo o di lumaca. Non un fiore di neve, niente geometria. Sfogliando le carte di navigazione, o i libri degli entomologi, oppure i trattati di paleografia deve aver scoperto degli sgorbi, delle larve, dei segni non troppo lontani dal simbolo, ma neppure tanto vicini. Questa del Gio e una scrittura sconcertante, che noi sentiamo densa di un fascino nuovo, quasi magnetico. Spieghiamoci. Non abbiamo mai creduto che l'arte potesse fare miracoli, che l'arte potesse sconfinare nell'alchimia o nell'ermeneutica. L'arte non è religione. Ma i lavori di Pomodoro, come i piombi fioriti nell'acqua bollente, come le calamite, come i ferri di cavallo, hanno un potere cieco, una carica che deriva dalla loro materia e dalla loro forma proprio come uno scongiuro, un abracadabra o, in campi più perigliosi, l'anello di Pacinotti, la gabbia di scoiattolo di Galileo Ferraris.
E' veramente strano: ogni volta che ci tocca di presentare un artista nuovo ci accorgiamo che di necessità dobbiamo attingere ai ricordi, a una cultura, ai termini di un vocabolario più vasto del solito registro critico. I 3 P hanno esposto i loro oggetti, i loro apparecchi, i loro gioielli nella galleria diretta e amministrata con tanto garbo e tanta fede da un gruppo di gentili signore milanesi.
L'Esposizione ha avuto successo. Ne hanno parlato i cronisti come se fosse stato soltanto un avvenimento mondano, come andare da Furst o da Schettini. Ma i 3 P hanno l'aria di chiedere consensi meno provvisori. I loro prodotti sono di una, qualità e di una finezza che superano tutti i tentativi e le approssimazioni casuali degli orefici e degli scultori che prima avevano dato prove spurie e banali.
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