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La scuola veronese

II, n.4 (luglio 1954)

 

IL MAESTRO FAE’ E’ VENUTO AD ARRICCHIRE LA SCHIERA DEI PRODIGIOSI INSEGNANTI MORONI, MORETTI, BONTADI, PRESENTATI NEGLI ALTRI NUMERI DELLA RIVISTA. AI LORO ALUNNI NOI DOBBIAMO LE PIU’ FELICI SORPRESE DEL NOSTRO LAVORO.

S. Andrea di Badia Calavena è una frazione del comune di Badia Calavena. Badia Calavena si trova a 470 metri di altitudine, ha una popolazione presente di 3128 abitanti, ha la tenenza dei Carabinieri a Soave, il tribunale e il distretto militare a Verona, la pretura e l'ufficio delle imposte a Tregnago, la stazione ferroviaria a Caldiero. La stazione di Caldiero è sulla Venezia-Milano a 16 km da Verona Porta Nuova. Da Caldiero a Badia Calavena ci sono 25-30 chilometri di rotabile secondo calcoli molto approssimativi fatti su una carta geografica di scala 1: 650 000.

I primi di aprile di quest'anno stavamo per cambiare ufficio, andavamo da, Piazza del Popolo a Via Torino, quando ci giunse in busta chiusa una cartolina da S. Andrea. "A nome anche dei miei compagni di classe — si leggeva sulla cartolina — Le mando una mia incisione linoleografica. Spero che le piacerà; abbiamo stampato il secondo numero del nostro giornale di classe ‘Piccole Dolomiti'; Le manderemo il terzo numero. Stiamo preparando articoli e incisioni che riguardano anche le macchine, il nostro maestro ci ha fatto vedere la sua rivista ‘Civiltà delle macchine’ e vi abbiamo trovato molte cose interessanti. Le mandiamo i nostri migliori saluti... Carmela Marana - Cl. 4a e 5a - S. Andrea di Badia Calavena (Verona) - Ins. G. Faè". La cartolina portava sul davanti una incisione di farfalle della stessa Carmela Marana e in stampatello i versi "Tra i fiori aleggia candida - Una farfalla... un'anima?" di Shihi Masaoca. Shihi Masaoca, nato sulle rive del Gange, a S. Andrea di Badia Calavena, sul greto del più modesto torrente Illasi. Rispondemmo, con un po' di ritardo, ahi noi!, che eravamo molto curiosi di vedere le incisioni e gli articoli di cui parlava la bambina nel suo messaggio. Il maestro non rispose subito. Scrivemmo ancora un espresso, e alla fine di maggio ci arrivarono i tre plichi. Uno conteneva le "Piccole Dolomiti", sei fogli di carta pesante cuciti col filo rosso dei ricami, e una lettera, un altro gli articoli dei ragazzi su foglietti di quaderno a un rigo, il terzo 31 incisioni in bianco e nero. Fu un pomeriggio di sole, una sorpresa davvero. Le incisioni erano finissime, il segno conciso, le macchine viste alla distanza giusta. La convivenza dei ragazzi con gli umili arnesi delle loro case e del loro vicino aveva dato a queste figure un aspetto familiare, la loro ingenuità le aveva dotate di un commento lirico. La lettera d'accompagnamento del maestro diceva: "Signor direttore, la ringrazio moltissimo per l'invito rivoltomi tempo addietro. Sono lietissimo di poterle inviare in visione le incisioni su linoleum e gli articoletti preparati dai miei alunni per il terzo numero del nostro giornale ‘Piccole Dolomiti’ riguardante in particolare l'argomento ‘macchine’. Mi dolgo di non poter farLe pervenire per ora il terzo numero del giornale di classe, poichè mi richiederà ancora alcuni giorni di lavoro, dovendo fare tutto con mezzi di fortuna, come potrà vedere dalla copia del secondo numero che a parte le mando, e che, tra l'altro, ci costa non poca fatica, anche manuale, mancando di pressa e caratteri. Spero e mi auguro che incisioni e articoli Le possano piacere; per me sarebbe, come per i miei alunni, un premio ambito di riconoscimento di quanto facciamo e desideriamo di fare per il futuro nell'ambito della scuola. Lei, in parte, immagina e sa l'ambiente in cui viviamo; zona montana e miserabile. Effettivamente tutta la ‘civiltà’ del paesetto consiste nelle macchine incise dai miei alunni; per la loro mente rappresentano queste macchine un mondo meraviglioso al quale la mia passione li ha avvicinati. Penso che resterebbero sbalorditi come davanti a un assurdo se potessero visitare, che so, un cantiere navale, ad esempio. Non vorrei qui tessere l'elogio loro o, peggio, il mio. A Lei un giudizio più sereno e obiettivo; penso che la passione influenzi il mio senso critico, a volte, nella valutazione dei risultati della mia faticosa opera di insegnamento e di educazione. Le dicevo nell'altra mia lettera che mi interessa particolarmente lo studio dei rapporti ‘macchina-uomo’. Ho cercato di ‘vedere’ nei miei scolari un aspetto di tale rapporto. Ho potuto cogliere interessanti osservazioni che darebbero modo di approfondire lo studio dal lato pedagogico. Per concludere resto in attesa di una Sua risposta, e ringrazio anche a nome dei miei alunni per il Suo interessamento e la Sua gentilezza. Ins. Gianni Faè".

Il maestro Faè è venuto così ad arricchire la schiera dei prodigiosi insegnanti presentati negli altri numeri della rivista: Moroni, Moretti, Bontadi. L'ansia di rinnovamento di questi uomini ci dice che qualche fiducia nel mondo nuovo esiste. Il mondo nuovo è fatto anche di macchine e di progresso tecnico. Il confronto col vecchio e l'aspirazione del nuovo può venire solo attraverso una coscienza aperta e sensibile di ciò che si vuol abbandonare e          di quanto si intende rinnovare. Il titolo di questa rivista presuppone una scelta. Aver visto arrivare l'adesione di chi sente, e insospettatamente, l'avvento di quest'altra civiltà è per noi più di un incoraggiamento, è una giustificazione. E' segno che il nostro appello volge a un fine costruttivo prima che si storca o si disperda. E' la più grande soddisfazione che potevamo avere.

Resta da segnalare un fatto nei componimenti dei ragazzi. Il lettore troverà tra le loro righe molte volte il lamento "siamo poveri", nascosto dai vari punti e virgola, dalle notizie del cercatore d'uova, dai prezzi al minuto dei generi commestibili, dalle note sul tempo e le abitudini degli animali, e dal duro verso di quel ragazzo che parlando del suo paese esclama: "Ognuno dovrebbe avere la propria luce". Vuol dire che queste incisioni e i componimenti che le accompagnano non sono soltanto un saggio di disegno, ma un appello, un grido.

SEGA A NASTRO E MOTORE. La prima incisione è di Teresa Trettene, cl. V, che così spiega gli usi della sega a nastro: «Questa macchina unita a un piccolo motore serve al falegname per tagliare le tavole d'una larghezza come gli occorre per fabbricare mobili, porte, telai, quadri e tutto quello che un falegname sa fare. Con questa macchina e il motore il falegname abbrevia il suo lavoro e risparmia tanta fatica. Queste macchine sono molto necessarie agli artigiani tanto come ai contadini è necessario il trattore per lavorare la terra. Questo piccolo motore l'ho visto da un falegname del mio paese; un giorno pensai di andarlo a disegnare su una carta».

MACCHINA A MANO PER SEMINARE IL GRANOTURCO la seconda, di Lorenzina Gaole, cl. V. La bambina ha scritto: «Mio papà l'anno scorso ha comperato una macchina a mano per piantare il granoturco; con questa macchina si fa meno fatica e si fa più presto. Mio papà voleva comperare una macchina di quelle grandi, ma non ha potuto perché siamo una famiglia povera. Io mi diverto molto a seminare il granoturco con questa macchina. Delle volte mio fratello vuole provarla lui e anch'io; e allora succede una baruffa».

IL VECCHIO MACININO DA CAFFE' è di Carmela Marana, V cl. La Marana ci ha mandato ben 5 incisioni col seguente commento: «Queste sono le mie macchine: la mola, il torchio, il macinino da caffè, la sgranatrice di granoturco e infine l'Iso. Queste macchine che ho inciso non sono state molto difficili, perché basta una sola cosa per fare bene, ci vuole buona volontà».

TORCHIO PER PASTA di Carmela Marana, autrice dell'incisione del macinino. La bambina Marana è redattrice delle «Piccole Dolomiti», anzi è la redattrice letteraria del foglio. Trascriviamo dal numero 5 il suo articolo «Solo al mondo». «L'autore di questo libro è Carlo Dickens. Il titolo è "Avventure di un bambino solo al mondo"; la Casa Editrice la Scuola; il prezzo è L. 450. Questo libro narra la vita di Oliviero che dopo molte sofferenze e maltrattamenti subiti per causa di un ebreo che lo mandava a rubare con altri ragazzi, finì per essere accolto in un castello dove c'era un po' di pace e di serenità e dove abitava una grande signora con due nipoti; una si chiamava Rosa e l'altra Maylie ed erano molto buone con Oliviero: lo trattavano come un loro fratello. In un altro castello viveva un suo fratellastro che prima non aveva mai conosciuto: Oliviero andò ad abitare con lui; il fratellastro morì e lasciò il castello al povero Oliviero che rimase ancora solo al mondo. Il libro è molto commovente ed è uno dei più belli della nostra biblioteca».

LA LAMPADA DEL MINATORE di Attilio Zerbato, V classe elementare. «Qui nel nostro paese — racconta il ragazzo — c'è una piccola produzione d'ossido di ferro; questo ossido di ferro si spediva per tutta l'Italia, l'ossido di ferro è utile per i cantieri navali, il suo prezzo è di L. 1000 invece per quello macinato è di L. 2000. Poi ci sono dei tipi che costano L. 2500. La produzione più importante dell'ossido è in Spagna e fa concorrenza a noi. L'ossido di ferro del nostro paese viene trasportato a Genova, a Firenze, Torino, Bergamo, Campobasso, Catania ecc. Le cave del nostro paese sono alla distanza di circa un chilometro. Gli operai che lavorano al giorno d'oggi sono dieci, ce ne sono di Badia Calavena, di Velo Veronese, e di Selva di Progno. Lo stabilimento per la macinazione si trova a Badia Calavena. L'industria dà da vivere a parte del paese».

SEGA DA FALEGNAME, la terza, di Rino Zerbato, IV classe elementare, autore anche di una figura di compressore per martello pneumatico visto nella cava di ossido di ferro di Badia Calavena e pubblicato nella pagina seguente, e di una mucca, riprodotta nel numero 5 delle «Piccole Dolomiti» con una breve notizia. La notizia: «Questa è la mia mucca; quando andavo nella stalla pensavo sempre di disegnarla; una sera sono andato in stalla e ho provato a farla; mi è venuta fuori bene. Il mio maestro dice che è una mucca picassiana, che cosa vorrà dire?».

IL MOLINELLO PER FILARE LA LANA, quarto in basso, è di Giovanni Carpene, quarta elementare. Ecco l'accompagnamento: «Io ho un molinello che serve per filare la lana. Esso ha una ruota con la corda; essa fa girare la spola. Mia mamma ne fila molta lana e con essa ci fa le calze. Il molinello non si usa molto perché adesso ci sono le macchine; ma qui nel nostro paese si usa ancora perché siamo poveri e dobbiamo vivere all'antica». In casa Carpene c'è poi una macchina per cucire: «Io ho una macchina da cucire che è molto antica. Essa ha una ruota di ferro che si fa girare con la mano. Essa è una macchina senza pedale ed è da mettere sul tavolino. Mia mamma quando ha da cucire qualche cosa va sul tavolino e cuce».

IL COMPRESSORE DELLA CAVA, primo disegno a sinistra, di Rino Zerbato, IV elementare. «Il compressore è un motore complicato che si adopera con le rivoltelle in galleria. Nel nostro paese ce n'è uno usato dai minatori che lavorano nella cava. Ho cercato di fare l'incisione dopo di essere andato a fare il disegno nel posto dove si trova. A me piacciono molto le macchine, specialmente il trattore "Landini" che non mi è riuscito bene, come volevo io».

MACCHINA PER SGRANARE LE PANNOCCHIE DI GRANOTURCO, seconda, linoleografia di Carmela Marana, classe V.

TORNIO PER FALEGNAME, terza incisione, di Ada Trettene, cl. V. Il commento dice: «Il tornio è una macchina che serve per sagomare il legno; lo adoperano i falegnami. E' una macchina fatta di acciaio. Nel mio paese c'è un falegname che da poco tempo l'ha comperato; lo usa accoppiato a un motorino elettrico. E' molto utile per intagliare il legno; che viene usato per la costruzione di mobili. Il prezzo di questa macchina è di circa L. 50 000. La prima volta che l'ho vista sono rimasta a bocca aperta e ho pensato a come avessero fatto a costruirla così perfetta e complicata. L'ho vista, mi sono messa a inciderla e mi è riuscita benino». Tutte queste macchine per falegname a Badia Calavena si possono spiegare con la presenza di legname nella zona.

A pag. 5 del n. 2 delle «Piccole Dolomiti» un'altra bambina, Rosa Bianca Tanara, riferisce infatti sulla situazione commerciale del paese così: «Nel nostro paese c'è un buon commercio di legname; ci sono due botteghe di genere alimentari: una di Anselmi Giacomina e una di Ferragu Antonio, una di verdura di Anselmi Amelia e una di stoffe di Fiori Erminio; quattro osterie, delle trattorie e una macelleria di Bertinato Antonio; poi c'è un raccoglitore di uova, burro e pollami. Come vedete la nostra frazione è molto povera». Ulteriori informazioni economiche su Badia Calavena si leggono a pag. 4 del foglio, a firma Giovanni Carpene e Ugo Anselmi: «Nel nostro paese molte contrade sono senza luce: alla sera devono illuminare la casa con una lucerna. L'anno scorso avevano detto che avrebbero fatto venire la luce dove manca; ognuno dovrebbe avere la propria luce. Una volta erano abituati a illuminare le stanze con i lumicini ad olio o con le lampade ad acetilene o con le candele. Ma in certe contrade usano ancora i lumicini ad olio perchè non hanno la possibilità di averla». «Il burro oggi vale L. 850 a kg; le uova valgono L. 23; i pollami 500 L. al kg; però questi prezzi cambiano quasi ogni settimana. Tutto dipende dalla richiesta dei commercianti grossisti. Mio padre, che fa il raccoglitore di uova, alle volte ci rimette migliaia di lire. Questa cosa dispiace perché mio fratello e mia sorella che aiutano il babbo devono percorrere molta strada su per i monti a raccogliere le uova. Mio fratello e mia sorella ritornano dai monti carichi di uova che mettono nelle casse e poi spediscono al mercato di Badia». Infine, tornando alla bambina che ha inciso questo tornio, Ada Trettene, si veda come mutano le stagioni nel paese: «Voi sapete, cari amici, quando cambia il tempo forse perché leggete i calendari oppure sentite la trasmissione del bollettino meteorologico per mezzo della radio. Invece noi abbiamo molti altri segnali; il gallo che canta di notte; le galline che si azzuffano tra loro; le anitre che si tuffano e guazzano nell'acqua; le rondini che volano basse; il gatto che si liscia il pelo. Per noi sono tutti segnali che il tempo cambia, volgendo al brutto o al bello. Altri ancora sono: le mucche che scuotono la catena; le rane che gracidano nelle pozzanghere; gli scorpioni che escono dai loro buchi; il cielo con nuvole a pecorelle (è un proverbio che tutti sanno); i boschi che urlano come il mare; le cornacchie che scendono dalle montagne gracidando; le lumache che lasciano lunghe striscie argentee sui muri; l'olio della lucerna che scintilla e forma piccoli funghi; le formiche che vanno in processione a lunghe file attraverso la strada. Però sono un buon barometro altri segnali: le donne che fanno "comarego" o litigano; noi scolari quando siamo svogliati e irrequieti (che succedono spesso; e a voi, no?). Tutti questi segni indicano il variare del tempo e dell'umore dell'animo».

IL MIO FORNELLO A GAS di Luciano Presa, cl. IV, qui sotto riprodotto, è di marca «Diana» e pesa kg 7. Questo fornello è stato riprodotto pure a pag. 1 delle «Piccole Dolomiti» con varie informazioni sulla utilità e i vantaggi derivanti dall'impiego del metano che vorremmo leggessero gli amici dell'Agip.

ORCHIO PER PASTA E INSAC-CATI, qui sopra, di Attilio Rugolotto, cl. V elementare. «La marca di questo torchio — riferisce il ragazzo — è "La Preferita" ; non è tanto grande, e forse non sarà neanche tanto moderno; ma lavora abbastanza bene. Ha diverse piastre di ricambio: si possono ottenere maccheroni lisci o rigati, tagliatelle, spaghetti». Lo stesso scrive nel giornale della scuola «Piccole Dolomiti» sull'inverno trascorso: «Oggi sono andato in un campo a osservare il frumento. A vederlo così piccolo e triste sembra di non credere al cambiamento che farà fra qualche mese. Fino ad ora è stato coperto dalla neve, così era riparato da tutte le intemperie; quando il sole lo riscalderà lo vedremo verdeggiare e più tardi ancora lo vedremo con le spighe dorate».

LA MOLA PER COLTELLI DELL'ARROTINO è un'altra incisione di Carmela Marana. Di lei si parla a pag. 60 e 61. Carmela Marana è la bambina che ci scrisse la prima cartolina, che ci mandò la incisione di farfalle e i versi di Shihi Masaoca. E' forse la prima della classe, la più brava.

GLI ARNESI DI MIO PADRE BARBIERE DEL PAESE sono di Maria Cunego, cl. V. «Mio padre fa il barbiere nel nostro paese; sul suo tavolo ho visto tutti i suoi arnesi: la macchinetta, il pettine, le forbici e il rasoio. Questi attrezzi debbono essere di acciaio finissimo perché altrimenti non taglierebbero. Le forbici costano 500 lire. Il ferro da barba L. 2500, il pettine L. 300, la macchinetta L. 3000. Mio padre lavorava nella cava, ma poi ha dovuto smettere perché non ha molta salute. Ora fa anche il barbiere per mantenere noi bambini». Maria Cunego ci parla inoltre sul giornale del Carnevale, allungandone la durata, e del giorno della Conciliagione. Ecco i testi: «Il periodo del Carnevale va dalla Epifania fino alla Pasqua. Qui nel nostro paese di S. Andrea, durante il Carnevale non ci sono molti divertimenti e nemmeno mascherate come a Verona: attraverso la città passano delle sfilate di carri allegorici. Sono dei magnifici spettacoli. Sui carri si vedono tutti allegri, il papà del Gnocco e il cosiddetto Duca della Pignatta. Piacerebbe molto anche a me assistere, ma siamo troppo lontani dalla città». L'11 febbraio: «Prima del 1929, la Chiesa era divisa dallo Stato Italiano ancora dal 1870... Poi, nel 1929, il giorno 11 febbraio Mussolini finalmente si decise a fare la pace con il Papa Pio XI. Per gli uomini fu una bella cosa, perché la religione poté continuare e gli uomini poterono istruirsi come si deve; i Crocifissi poterono ritornare in tutti i luoghi. Nel 1929 il Capo dello Stato Italiano era il re Vittorio Emanuele III di Savoia. In quel giorno dell'undici febbraio in tutto il mondo ci fu una grande festa, specialmente nella capitale d'Italia, cioè a Roma. Questa festa al giorno d'oggi viene considerata come una delle feste più solenni. Quest'anno è stata celebrata di giovedì e tutti gli alunni ebbero vacanza. Alla mattina in chiesa si è veduta una grande raccolta di gente che ascoltava con devozione la S. Messa... Per ricordare l'anniversario di questa Conciliazione fra lo Stato Italiano e la Chiesa».

Antonio Cunego dev'essere il fratello di Maria. «Io vi ho illustrato i tre regni della Natura — scrive sul giornale di classe — regno animale, regno vegetale, regno minerale; nella nostra zona ci sono molti minerali e molte piante; vi sono anche molti animali. Quelli che mi piacciono di più sono le rondini che sono molto belle e allegre, ma anche l'istrice. Nel bosco ne ho trovato una, volevo prenderla ma pungeva troppo e allora le ho dato un calcio facendola rotolare giù per il bosco».

Il bosco di Badia Calavena è probabilmente grande e fitto se ci sono nel paese tante seghe da falegname e l'istrice può ancora sfuggire impunemente ai ragazzi! Sappiate, cari amici, che l'istrice non è poi tanto cattiva come si dice. La Società italiana per la protezione degli animali vi prega di ricordare che è una distruggitrice benefica dei topi di campagna e che è un animale piuttosto socievole, e intelligente, se è vero che una volta un istrice fu vista tra la gente nel Gran Parco di Ginevra, e che nelle prove di psicologia animale, cui è stato sottoposto, un esemplare della bestiola ha imparato a distinguere il suo nome.

MOTORINO PER SEGA DA FALE-GNAME di Teresa Trettene, cl. V. Si tratta del motore della sega di pag. 60. Dice Teresa: «Noi a scuola l'anno scorso e quest'anno abbiamo fatto molte cose. Abbiamo fatto la raccolta dei minerali della zona; i calchi in gesso per studiare la geografia; le fotografie e infine abbiamo fatto il nostro piccolo giornale di classe. Abbiamo fatto i nostri disegni sulle tavolette di linoleum; dopo averle scavate le abbiamo stampate sul giornale. Abbiamo raccolto una bella bibliotechina di classe con dei bellissimi libri di lettura. Però non abbiamo fatto molti progressi perché eravamo poco preparati dagli anni precedenti: figuratevi che in terza in un solo anno abbiamo cambiato 12 maestri. Spero che apprezzerete almeno la nostra buona volontà».

MACCHINA DA CUCIRE di Attilio Rugolotto, classe V. «Io a casa ho una antica macchina da cucire a pedale, ma anche se è vecchia lavora bene lo stesso, come una di quelle nuove. La marca è "Vibrante". Questa macchina serve per cucire camicie, mutande, calzoni e altre cose di biancheria. Alla sera mia mamma se ne serve molto. Per uno o per l'altro di noi ragazzi ha sempre da cucire qualche cosa; nello stesso tempo fa compagnia anche a me, mentre mi preparo la lezione e faccio il compito assegnatomi dal maestro. Mentre leggo e scrivo sento il ronzio della macchina e così passo le ore finché vien l'ora di andare a letto. Ho fatto poi un'altra incisione del torchio che adoperano in casa mia».

UNA PROIEZIONE CINEMATOGRAFICA IN AULA di Graziella Zerbato, cl. V elementare. Gli Zerbato che frequentano la scuola di S. Andrea di Badia Calavena sono quattro almeno. Due sono stati presentati nelle pagine precedenti, Graziella ci racconta ora: «Tempo fa ho letto un racconto che era intitolato "Scuola d'altri tempi". L'autore è Carlo Collodi. Questo racconto narra di un bambino di cognome Collodi. A scuola era un bambino distratto e irrequieto che era malvisto da tutti; perfino prendeva le mosche e le faceva volare dentro gli orecchi del suo compagno, oppure mangiava le ciliegie e metteva i noccioli dentro le tasche del vestito del compagno. Per finire vi dirò che un giorno si prese una buona passata di schiaffi e così si persuase che a fare i molesti e gli impertinenti si perde la benevolenza del maestro e la simpatia dei compagni. Questo succedeva un tempo, ma succede purtroppo anche oggi».

Oltre a Graziella, Attilio e Rino, c'è Adriano Zerbato. Egli aveva fatto l'incisione di un castello che qui non è stato possibile riprodurre perché i disegni erano molti e lo spazio poco. «Abbiamo studiato la storia di Carlo Magno — aveva scritto — e del Feudalesimo: ogni gran signore aveva il suo castello; ancora oggi come a Tregnago e a Illasi si vedono i castelli dei feudatari che dominavano la vallata». Resta da nominare un ultimo ragazzo, un campione, come si definisce lui stesso sul giornale di classe. «Anch'io devo dire due paroline. Non disturbo in classe ma anche non so fare niente perché dovrei fare la prima (media? N.d.R.) e non la quarta: perciò non ho fatto né articoli né disegni. Sono proprio un bel campione. Spero, cari amici, che non facciate come me, altrimenti.., non sarò più solo. Carpene Marino».

13 Luglio 2023

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