La bottega di Consagra
II, n.4 (luglio 1954)
Nel primo numero della rivista presentammo un emblema di Consagra studiato per la Finmeccanica. Riproducemmo anche parecchi abbozzi di quell'emblema. Non se ne fece nulla, ma questo conta poco. L'istinto costruttivo di Consagra (addizione, ramificazione) era già molto evidente in quegli schemi. Egli ha fatto poi altre applicazioni del suo talento ai trofei di macchine agricole della Federconsorzi esposti l'altro anno alla Mostra Internazionale dell'Agricoltura di Roma, nel disegno di una serie di maniglie, nella realizzazione di bassorilievi di pietra sugli ingressi di alcune case romane, e recentemente ha costruito anche il manichino per un trattore della Società Meccanica della Melara. Consagra è stato invitato a esporre tre opere alla Biennale di Venezia. Ai nostri lettori diamo un campionario della sua produzione sicuri che essi sapranno intenderla e capirla. Nello studio di Consagra non c'è creta, nè marmo, nè gesso. C'è il ferro in lamiera, in tondini, c'è il legno in ceppi. Il suo atelier è un'officina, una bottega con tutti gli arnesi. Chi pensa alle statue si meraviglierà di trovare dei ceppi, dei segnali. Ma chi ama il muro o la capriata o il traliccio, il carpentiere, il fonditore, il fabbro, avrà molto da compiacersi di queste ricerche. Consagra rinnega i polverosi simulacri della Bellezza per trovare un'armonia intrinseca alle cose, agli uomini, alle opere dell'uomo, e cercare d'innestarla alla vita non come soggetto immortale di contemplazione, ma come strumento perituro con noi. Consagra, siciliano e arabo, si fida solo di se stesso.
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