Il chiodo
I, n.4 (luglio 1953)
La prima poesia è redazionale. La seconda è dell'autista Giovanni Mazzucco, abitante a Roma, in via Ripetta 138. La terza è uscita su «Road and Track», firmata John F. Scott. La quarta è un frammento del poema «L'Antinotte» di Domenico Cadoresi, trascritta dalla rivista «Momenti».
Per un chiodo, un rampino, una punta
di metallo che penetra tra i sassi
o nel legno o in un'unghia
m'ebbero cliente le botteghe della tribù,
gli zingari di passaggio, i maniscalchi.
Unire i due assi di una croce,
sposare i sei lembi di una cassa,
trafiggere muri alberi porte
fu il povero spasso dell'infanzia!
Un chiodo, un bullone, un punto
elettrico per cucire, per legare, per connettere,
per comporre: la verità è un manufatto,
un traliccio, un poliedro.
Un chiodo ha lunghezza e calibro
adatti a ogni spessore, un chiodo
è un vincolo, una congiunzione,
un respiro nella strofe,
una virgola nel decreto.
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