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Canto anonino

I, n.2 (marzo 1953)

 

Da un operaio di Torni, che vuole conservare l'anonimo. abbiamo ricevuto questi versi:

Non ci sono sedie in officina,
non ci sono sgabelli o poltrone.
Non ci sono divani. C'è
una certa differenza con la casa
la chiesa e la bottega.
Nessuno qui è mai seduto,
ci conosciamo di nome,
veniamo da paesi lontani,
lavoriamo nella stessa arca.
Ciascuno di noi deve far bene una cosa.
E’ responsabile ogni istante
del lavoro di lutti quanti.
Senza esitare
sappiamo sempre fare
quello che necessariamente dobbiamo fare.
Non occorrono due opinioni
sul modo di seguire queste operazioni.
Il cuore sempre un poco più duro,
il sangue sempre un poco più freddo,
e la mano rapida nello scatto.
Ci contentiamo di sapere
che il nostro intervento
è servito a fabbricare
un mostro attivo e lucente,
un guscio senza pelo,
una coppia tenace,
un idolo articolato.
Dal mattino alla sera
ci punge questo sibilo,
ci tocca questo tremore,
ci unge l'olio le dita
come il polline la vita.

19 Giugno 2023

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