Riscoprendo Sinisgalli il poeta ingegnere
di Cesare De Seta
La Repubblica, 4 marzo 2013
«Leonardo Sinisgalli è un ingegnere meridionale nato a Montemurro (Potenza) nel 1908, e arrivato alla poesia per una "sorta provvidenziale" dai difficili studi di matematica, di metallografia, di meccanica, di elettronica»: così si presentava il poeta, nel risvolto di copertina di Furor Mathematicus, edito da Mondadori nel 1950: un libro di rara intelligenza e finezza, nel quale l'autore tocca molte corde del suo versatile talento. S'era laureato a Roma, ma gli studi d'ingegneria non risolvevano i suoi interessi poliedrici e si legò d'amicizia con il pittore Scipione e con Ungaretti, che lasciò tracce sensibili nella sua poesia. Sinisgalli appartiene a quella cerchia di poeti, artisti, scrittori meridionali che giunsero a Milano a metà degli anni Trenta: i suoi amici Alfonso Gatto, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico, Elio Vittorini per citarne alcuni. Fecondarono la città delle macchine con la loro creatività "terragna", e Milano li accolse con generosità. La nuova architettura fu il baricentro che li attrasse e Sinisgalli passò sere e notti a discutere con pittori, grafici, architetti della nuova leva al Salivini o al Bar Craja.
Nel '34 vinse i Littorali per la poesia sostenuto da Govoni e Ungaretti, ma la sua intelligenza fervida e il bisogno di campare, l'accostarono al mondo dell'editoria e della pubblicità, un ambito nel quale attinse alla lezione di Persico, una sorta di virgilio, dice lui, ma non solo per lui. Persico fratello in spirito, maggiore di otto anni, dedica il suo Quaderno di geometria: letto il testo Adriano Olivetti nel 1938 gli affida la pubblicità dell'azienda. E' l'inizio di un sodalizio con l'industria più avanzata che continuerà felicemente nel dopoguerra: Giuseppe Luraghi lo chiama alla direzione di Pirelli nel '48, poi Enrico Mattei gli affida la pubblicità dell'Eni fino alla morte di lui. Le riviste, cui diede il meglio di sè, sono Pirelli, Quadrifoglio dell'Alfa, e Civiltà delle macchine che diresse nel 1953 fino alla morte nel 1981: sfogliarle è come passare in rassegna le arti e le scienze di quegli anni. E qui sta il talento creativo di Sinisgalli che non fu solo un eccezionale editor e pubblicitario a tutto campo, ma fu sempre attentissimo a quel dialogo tra le "due culture", che il suo ideale mentore Leonardo da Vinci considerava un'unica cosa. Al retroterra umanistico di Sinisgalli dedica un impegnato e fondante saggio Francesco Tateo in esordio a Il guscio della chiocciola. Studi su Leonardo Sinisgalli, a cura di Sebastiano Martelli e Franco Vitelli, con la collaborazione di Giulia Dell'Aquila e Paola Pesola (Edisud Salerno, due tomi, pagg. 862, euro 100). Opera splendidamente illustrata e impaginata da un grande grafico e fotografo come Mimmo Castellano, erede e amico di Sinisgalli. Finalmente e degnamente celebrato a più di trent'anni dalla morte: ricorrenza che, è il men che si possa dire, passò sotto silenzio. Il grande contributo del Mezzogiorno alla cultura dei secolo breve viene generalmente messo in non cale: la questione meridionale è anche questa. La dimenticanza di Sinisgalli è un caso esemplare, non certo il solo, e questa enciclopedia sinisgalliana di eccellente rilievo ripara un ingiustificato torto: essa è organizzata per temi e ciascuno può seguire il percorso che più gli interessa. Assai pochi nel Novecento hanno dialogato con le scienze come Sinisgalli: ne danno atto Giuseppe O. Longo e Giuseppe Marchis, e pochi altri hanno tessuto la tela che lega le scienze alle lettere, la civiltà delle macchine e a quella delle immagini. Sul fronte letterario il rapporto è indagato da Andrea Battistini, del poeta s'occupa Clelia Marignani e del prosatore Matteo Palumbo. Perchè il poeta ignorò gli steccati, anzi volse la sua intelligenza a riflettere in modo originale sui "confini" come ricorda Silvano Tagliagambe, soprattutto col suo capolavoro che è Civiltà delle macchine. Occasione di lavoro che lo ricondusse a Roma.
Dire di 800 pagine è impresa disperata, e si fa torto a troppi, ma conviene seguire i propri interessi. Esemplare le "vite parallele" Persico-Sinisgalli su cui Franco Vitelli scrive pagine bellissime; così come la rete di relazioni con i maggiori protagonisti del Novecento che incrociò nel suo lavoro e le numerosissime testimonianze dei suoi amici. Salta all'occhio il rapporto con Gianfranco Contini - messo a fuoco da Renzo Cremante - recensore della raccolta Campi Elisi (1939), profilo di un poeta «uso e gettare i suoi scandagli nell'Assoluto» e fu Contini a prefare Vidi le Muse (1945).
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